Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Il binomio Herzog-Kinski è sinonimo di qualità e pure in questo caso il risultato è di livello eccellente. In quest'opera, a differenza di altre, la visionarietà del cineasta tedesco non viene espressa tanto dalle immagini, quanto semmai dalle parole del protagonista o dei personaggi che vi "girano" attorno. Woyzeck è il centro di gravità da cui si dipartono tutte le (amare) considerazioni (su natura, civiltà, scienza, religione) del regista il quale forgia un'opera estremamente pessimista basandosi sull'opera stessa di Bruchner.
Woyzeck, nonostante sia un assassino e sia disturbato mentalmente, risulta più umano e più sensibile delle persone "normali" che lo circondano. Cos'è dunque normale, deviante, folle? Forse la normalità dell'anormalità è l'essenza più genuina e sensibile che possa esistere? I pensieri che si dipartono in seguito alla visione di questo capolavoro sono molteplici e non si può rimanere indifferenti.
Straordinario! Ogni muscolo del suo corpo, del suo viso, serve alla narrazione, al film, al suo personaggio. Non è istrionismo, anzi, ma un esempio di alta recitazione come raramente si vede. Davvero impressionante, sbalorditivo. Gli occhi di Kinski perforano lo schermo e raggiungono dritti lo spettatore nel suo intimo!
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