Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Trama onesta, ma pertinente indagine psicologica del triangolo Ann-marito-Korvo.
E' paradossale che in questo film l'unico personaggio che si svela nella sua essenza, senza filtri, fin da subito e per tutta la durata dell'opera, sia la tormentata protagonista Ann (Tierney). Affetta da ansie e nevrosi che si esplicano in istinti cleptomani, insoddisfatta della sua falsamente felice vita matrimoniale, non esente da civetterie con affascinanti corteggiatori, Ann è un libro aperto, per noi e per il ciarlatano che la circuisce, il mellifluo Korvo (Ferrer). E' altrettanto bizzarro che solo il marito (Conte), insigne psicanalista, sia ingannato dal sincero trasporto affettivo per la donna e non riesca mai, se non verso il finale, a cogliere per intero il puzzle mentale che pure avrebbe dovuto essergli chiaro dall'inizio. Il sentimento può offuscare anche la mente più analitica. Preminger costruisce insomma una trama in cui l'unico personaggio a rimanere candido e trasparente è colei che viene invece tacciata di furto, tradimento, assassinio: Ann è l'unica che si consegna a noi con tutte le sue fragilità e i suoi difetti. Korvo è un delinquente ricattatore che la sfrutta; sul marito cala l'ombra del dubbio sull'integrità morale della moglie e sul futuro del suo matrimonio (oltre che sulla sua reputazione?), e questo lo disturba assai più che vederla in una cella, e lo allontana da una verità che dovrebbe essere cristallina; il tenente Colton è un vecchio che vive più sui ricordi della moglie appena scomparsa che sul desiderio di andare fino in fondo alla risoluzione del caso. In questo noir psicanalitico, tutti si sporcano tranne Ann. La mente umana sembra fatta apposta per annerirsi di colpe e impurità. L'unica possibilità per sfuggire alla naturale e umana predisposizione della propria mente è non esserne padroni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta