Regia di Hans-Jürgen Syberberg vedi scheda film
E' realmente impresa ardua commentare un film del genere, complesso e frammentario, privo di una solida linearità e dalla messa scena straniante, più teatrale che cinematografica, che si offre a monologhi a volte molto lunghi, vere e proprie riflessioni sul rapporto stretto che si è creato fra un uomo e la sua nazione, fino a diventare una cosa sola.
E' nato prima l'uovo o la gallina? E' la Germania che ha forgiato Hitler o è Hitler che forgiato la Germania? Syberberg suggerisce più la prima ipotesi. Un popolo umiliato dal trattato di Verseilles dopo la fine della prima guerra mondiale, che ha appoggiato senza mezzi termini colui che ha risvegliato la germanicità del popolo stesso, utilizzando i propri miti millenari, che ha assecondato quel sogno/mito di un popolo eletto, che successivamente deve distruggere e cancellare l'altro popolo eletto, quello degli ebrei, e fondare una nuova realtà a immagine e somiglianza della propria visione.
Il lato oscuro di una nazione che si è incarnato nelle sembianze del Fuhrer, che l'ha seguito nel suo delirio folle. Syberberg non ne fa un racconto cronologico, bensì opera delle riflessioni sulla filosofia della sua nascita, sulla sua evoluzione e soprattutto sul lascito tragico alla Germania stessa ed al mondo intero, perchè nuovi Hitler possono ripetersi a determinate condizioni. La messa in scena è molto teatrale, diapositive sullo sfondo, discorsi di Hitler e dei suoi gerarchi a fare da sottofondo in un'atmosfera metafisica ed irreale. Sette ore e passa di film e a volte si sentono, tanti spunti per riflettere ed approfondire sulla parte più cupa e perversa dell'animo umano.
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