Regia di Hans-Jürgen Syberberg vedi scheda film
“Hitler è stato la più grande star dello spettacolo. Io voglio ucciderlo con le sue stesse armi: con Wagner, con il fantastico, con la realtà di un paese che lo ha voluto e amato”.(Hans-Jürgen Syberberg )
Il film dura 7 ore e 15 minuti ed è diviso in 4 parti:
Il Graal
Un sogno tedesco
La fine di un racconto d'inverno
Noi figli dell'inferno
Il preludio del Parsifal di Wagner è la base sonora del film.
Fanno da complemento a sfilate naziste, filmati di repertorio e gallerie di foto d’epoca, l’inno nazionale tedesco Deutschland, Deutschland über alles e marce militari.
Sui titoli di testa uno jodler, lungo tutto il film, a tratti, la voce di Hitler e brani da Beethoven, Mozart, Haydn e Mahler.
Un autorevole punto di vista critico:
“Impregnando la grandiosità romantica di ironie moderniste, Syberberg offre uno spettacolo sullo spettacolo, evoca il “Grande Show” chiamato Storia con una varietà di stili drammatici – fiaba, circo, rappresentazioni morali, sacra rappresentazione allegorica, cerimonia magica, dialogo filosofico, Totentanz – con un cast immaginario di decine di milioni di persone e con il Diavolo come protagonista. Per ritrarre Hitler viene esaminato il nostro rapporto con Hitler (il tema è “il nostro Hitler”, l’”Hitler in noi”), e gli orrori del nazismo, giustamente non assimilabili, sono rappresentati nel film di Syberberg come immagini o segni (il titolo non è Hitler ma più esattamente, Hitler, un filmdalla Germania)”.
(Susan Sontag, Hitler secondo Syberberg, The New York Review of Books, 21 febbraio 1980,trad.it. in Sotto il segno di Saturno, Einaudi, 1982)
Le intenzioni dell’Autore:
“Hitler è stato la più grande star dello spettacolo. Io voglio ucciderlo con le sue stesse armi: con Wagner, con il fantastico, con la realtà di un paese che lo ha voluto e amato”.
Il testo:
Smisurato, straniante e straripante, un loop che sembra non aver mai fine, attori, marionette, fondali in continuo movimento, filmati di repertorio e foto d’epoca, un tappeto sonoro denso e in costante variazione, effetti speciali visionari, onirici e iperrealisti: Hitler - Un film dalla Germania è una messa in scena di 429 minuti tenuti insieme da una voce narrante in un discorso ininterrotto, complesso, irto, che argomenta per legami analogici, organizza ricostruzioni storiche, usa stilemi propri della filosofia e della letteratura e ruota senza tregua intorno al tema-base:
Hitler, il potere, la sua eredità nel mondo contemporaneo.
Attori di una rappresentazione poliedrica, teatrale e cinematografica insieme, recitano in intermezzi rivolti ad un pubblico virtuale, declamano, leggono, danno voce a marionette che manovrano in una performance che ricorda il teatro kabuki, si muovono in uno spazio claustrofobico, irreale e iperreale insieme, dove il ricco repertorio simbolico tipico del teatro espressionista si arricchisce con le potenzialità tecniche del cinema.
Nel 2017 il film compirà 40 anni e all’uscita ebbe la sorte inspiegabile e amara dei capolavori stroncati o, peggio, ignorati.
Spietato, sarcastico, alienante, un lunghissimo incubo cinematografico che avvolge con spire sempre più strette e lascia stremati.
Uno sturm und drang che piomba con tutto il suo peso sulle nostre difese istintive e le tramortisce, così che siamo costretti finalmente ad ammettere, senza più veli di ipocrisia, che Hitler è in noi, Hitler è tutti noi.
Agghiacciante? Non come sembra. L’abbiamo tranquillamente accettato e Syberberg si è dato molto da fare per dimostrarlo.
E ci è riuscito, alla grande, dunque andava neutralizzato ignorandolo.
Realizzato nel 1977 è stato trasmesso in edizione originale per la prima volta in Italia con sottotitoli da Rai3 in “Fuori Orario” nella notte tra il 24 e il 25-4-1999.
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