Regia di George Cukor vedi scheda film
Brioso e divertente; l'idea dell'equivoco, di fingersi la gemella di se stessa, è proposta in modo credibile e naturale e insieme umoristico, e giustifica un certo impaccio nella recitazione "leggera" della Garbo in un personaggio "serio" che si finge "leggero", mentre l'amore e la gelosia che stanno alla base della storia e dell'equivoco consentono e giustificano i tocchi melodrammatici che affiorano nella recitazione della Garbo e che accentuano l'umorismo della situazione. La Garbo finisce in bellezza, il suo "impaccio" nel genere brillante, considerato un difetto e denunciato come causa del fallimento commerciale del film e forse causa del ritiro dalle scene dell'attrice, è invece abilmente sfruttato e forse accentuato dal regista. Me ne pare una bella metafora il ballo lanciato dalla troppo seria maestrina di sci che non ha mai ballato e che vuole apparire un'altra, disinvolta e provocante: il "nuovo" ballo nasce da un suo "impaccio", letteralmente: il vestito le impaccia i piedi e sei li batte a terra per liberarsene; l'attento batterista dell'orchestra lo nota e impone un ritmo corrispondente al suo battere, che così viene esaltato come voluto e geniale; lei sta al gioco, lo presenta come imparato in Europa e lo battezza come "chica chioca". Cukor, che ne fa una delle scene più belle e briose del film, dà così una immagine del suo lavoro di regista direttore di attrici e in particolare proprio della Garbo: ne valuta con qualche ironia le capacità drammatiche mentre sfrutta abilmente i suoi impacci nella commedia. Qualcosa di simile e di opposto Cukor rivela vistosamente nel presentare il marito come principiante e timido sciatore, che per fare le sue "ridicole" cadute dimostra di essere un vero abile sciatore (anche se nella realtà, a ulteriore complicazione, probabilmente tutte queste evoluzioni sono compiute da una controfigura). Da rivalutare.
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