Regia di Antonio Albanese vedi scheda film
Ecco un’altra prova che il cinema è pratica diversa dall’idea, superficiale, che hanno spesso i comici di provenienza tele-teatral-cabarettistica. Non servono sceneggiatori e musicisti di fama, se al di là della cinepresa non c’è un regista vero, in grado d’intuire i ritmi e dettare i tempi di situazioni che, sui palcoscenici o in Tv, sono aiutati dal respiro degli spettatori, ma che, sul grande schermo, si perdono non appena si lancia - troppo presto o troppo tardi - quello che in musica si chiama “misura”. “La fame e la sete” - un “Tre fratelli” rosiano che ha passato un brutto quarto d’ora con “Lo zio di Brooklyn” - commette un peccato mortale: non fa ridere. Albanese abbia l’umiltà di fare un passo indietro, non sprecando il suo talento per mania di una grandezza ancora acerba.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta