Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
L'unione di due solitudini è un tema piuttosto diffuso nel cinema, soprattutto sul versante sentimentale; lo scontro fra due solitudini - con le stesse origini, famigliari, passate relazioni fallite, ricerche interiori simili, ma con due esiti ben distanti - è cosa già più rara. A mettere di fronte due personaggi così lontani e così affini ci pensa il bravo Piccioni, qui al suo quinto lungometraggio (se si esclude il primo, in tutti compare la Buy: ed è una garanzia) ed al suo primo vero e proprio centro. Il regista scrive la sceneggiatura insieme a Lucia Maria Zei ed a Gualtiero Rosella, scavando nelle psicologie di due individui che hanno fatto dell'asocialità una bandiera (uno schivo di carattere abbandonato dalla donna ad un passo dalla convivenza ed una suora, isolatasi per scelta) e nelle cui menti continuano ad imperversare tarli insopprimibili: entrambi non credono nell'amore fra uomo e donna, ma a lui manca una presenza femminile al suo fianco ed a lei manca tutt'altro, manca l'idea di famiglia (con i genitori ha d'altronde sempre avuto un rapporto molto problematico). E quando lei trova un bambino abbandonato nel parco la situazione non solo permette ai due protagonisti di incontrarsi, ma fa precipitare entrambi nelle proprie angosce, mettendo la suora di fronte alla maternità e l'uomo a contatto con una realtà femminile a lui ignota: ha bisogno di una donna, ma certo non di quel tipo di donna. Non c'è inoltre il facile finale consolatorio (ma nemmeno l'altrettanto facile sterzata drammatica): tutta la pellicola è abilmente gestita fra toni agrodolci (e qui sono perfette le musiche di Einaudi), di quieta accettazione dei limiti emotivi e caratteriali di una coppia di personaggi turbati dalla vita, confusi, ma mai del tutto arresi. E per questo in sostanza 'fuori dal mondo', impegnati in battaglie personali e richiusi, involuti in sè. In una parte minore c'è anche Marina Massironi. 6,5/10.
Una suora trova un bambino abbandonato. Dall'etichetta sulla maglia che lo avvolge risale ad una lavanderia il cui proprietario, solitario e burbero, pian piano si apre con la donna e rivela che la madre potrebbe essere una sua ex dipendente, ora trasferitasi a Milano, e il padre nientemeno che lui stesso.
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