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La contessa di Hong Kong

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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La recensione su La contessa di Hong Kong

di Baliverna
8 stelle

Mi aspettavo un polentone di una vecchia gloria del cinema, con due divi che prestavano solo la loro immagine. Invece ho trovato il film riuscito e per nulla noioso. Lo definirei in parte una commedia e in parte un dramma sentimentale, ma entrambi gli aspetti sono lievi e non predominanti. In generale, comunque, il tono è piuttosto giocoso e semiserio.
Il film è proprio tutto di Chaplin (che compare in una particina), come ai vecchi tempi: regia, sceneggiatura, musiche. A proposito, le musiche mi sono piaciute, e le ho trovate nettamente superiori a molte altre colonne sonore di routine e solo riempitive. Queste musiche, invece, hanno qualcosa di indefinibile dentro, forse di triste e struggente, mascherato di allegria. Nel film compaiono anche le figlie del regista, in particine o comparse.
Brando e la Loren danno due buone interpretazioni, lontane dai rispettivi cliché: lui uomo rude e violento, lei donna dominatrice e un po' brusca nei modi. Segnalo anche Tippi Hedren in un ruolo di secondo piano. Ritengo comunque molto buona la sua interpretazione della donna gelosa, che tormenta un po' tutti con frasi taglienti, allusioni acide, e infine accusa il marito quasi con sadismo. Pare comunque che la sua gelosia sia solo orgoglio ferito, e non amore, visti i suoi tira e molla sul divorzio.
Per il resto, Chaplin infarcisce dialoghi e situazioni con le sue idee sulla vita e sul mondo: la derisione sull'immortalità dell'anima (benché presentata in un'ottica new-age), le allusioni a favore del comunismo, e un'evidente e ripetuta accusa dell'istituzione matrimoniale, che impedirebbe la felictà e la realizzazione personale.
La pellicola è l'ultimo atto di una gloria del cinema. Mi domando se Chaplin sia morto con le stesse idee che mostra in questo film, e con la stessa ironia e disincanto (e forse una punta di disperazione) che lo avevano caratterizzato nella seconda parte della sua vita.

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