Regia di Massimo Ceccherini vedi scheda film
Il nuovo paese dei balocchi è un angolo squinternato e improbabile della Toscana. La colonna sonora nelle giornate del novello Lucignolo è l’inno di Mameli, le sue immagini di culto sono i ritratti di Antognoni e Paolo Rossi e una locandina de “La chiave”, le letture per prendere sonno e piacere sono le riviste porno, i suoi amici sono scolpiti da madre natura con la cattiveria di un caricaturista. La madre è una vittima del suo sadismo culinario e il padre uno spettatore passivo. Il suo migliore amico è Pino(cchio), annichilito davanti alla Tv e la fata turchina (una Gerini imbarazzante) è la direttrice di una casa di cura chiamata “La vita è infinitamente bella”. Il suo incubo ricorrente - un processo simile a un varietà televisivo, con i suoi idoli calcistici, il suo difensore, un Tinto Brass sudato e lingua al vento e una retata di finte pornostar - ha la finezza inarrivabile e l’originalità di una canzone stonata. Parrucca rossa, naso forte, ghigno da folle, Ceccherini affronta spavaldamente l’esame da caratterista a protagonista e si improvvisa regista. Il nostro cinema non perde un’altra preziosa occasione per regalarsi immagini da antologia del kitsch.
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