Regia di François Ozon vedi scheda film
Una famiglia della borghesia francese sembra vivere un'esistenza tranquilla, almeno fino a quando uno dei due figli non rivela pubblicamente la propria omosessualità e l'altra figlia non tenta il suicidio. L'atmosfera di casa, con la madre (Dandry) che impazza e sovrasta, si fa sempre più difficile e il padre, apparentemente mite, rischia di trasformarsi in un mostro omicida.
Al suo primo lungometraggio Ozon parte bene con un ritratto borghese degno di Bunuel. Poi scarica sul film quel tratto che ne rappresenterà, da ora in avanti, una marcata cifra stilistica, quello scantonamento verso una dimensione onirico-simbolica francamente illeggibile. Se in filigrana si riesce a decifrare un qualche riferimento kafkiano, la metafora del topo non sembra andare oltre la simbologia di un banale elemento di disturbo alla quiete borghese. Kafkiano.
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