Regia di Mark Pellington vedi scheda film
Un professore universitario di storia, vedovo di una agente FBI rimasta uccisa durante un’azione, sospetta che il nuovo vicino di casa stia preparando un attentato: scopre che a 16 anni era già un bombarolo amatoriale e che poi ha cambiato nome per nascondere il suo passato. Un film impressionante, soprattutto perché risale a prima dell’11 settembre: una riflessione sulla cattiva coscienza USA, che trova rassicurante attribuire le colpe a cani sciolti ed evita di misurarsi con le proprie radici violente. Uno svolgimento appassionante, che ogni tanto sembra voler allentare la tensione ma poi la rilancia e culmina nel grandioso depistaggio finale: dà l’impressione di essere una disperata corsa contro il tempo, finché la frase magica “Siamo tutti autorizzati a stare qui, tranne te” non apre gli occhi su ciò che sta accadendo davvero. Sorprendentemente riuscito il miscasting dei due protagonisti, che ci saremmo aspettati di vedere a ruoli invertiti: Tim Robbins ha sì la faccia del bravo ragazzo, ma ritrova l’aria inquietante di Bob Roberts; Jeff Bridges, che faceva il serial killer psicopatico in The vanishing, qui sembra un buon cagnolone deciso a non mollare l’osso. Le rispettive compagne li assecondano: Joan Cusack melliflua e insinuante, Hope Davis scettica costretta a ricredersi. Peccato che il regista Mark Pellington non abbia più saputo ripetersi a certi livelli.
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