Trama
Attraverso le prove fino al debutto dello spettacolo Uno zio Vanja, ambientato in una delle province terremotate, Vinicio Marchioni sovrappone una famiglia di terremotati a quella dei protagonisti dello spettacolo e ci porta a scoprire i luoghi e la vita di Anton Cechov, a cui ha dato voce Toni Servillo.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"All'inizio di questo viaggio dentro cechov credevo di avere una meta da raggiungere, al massimo un successo da ottenere grazie allo spettacolo Uno Zio Vanja, se fosse andato bene. Poi l'ho fatto e, dopo gli applausi alla fine della tournée, mi sono ritrovato immerso in quel silenzio assordante in mezzo alle macerie del terremoto che avevo voluto mettere in scena. Avevo speso ogni sera degli ultimi tre, quattro anni a leggere di Cechov, mi ero fatto un'idea abbastanza precisa su di lui e sulla sua opera; ero riuscito a farmi seguire da otto attori, quattro tecnici, due produzioni che mi hanno dato fiducia per mettere in scena una mia visione, che a oggi considero folle: quella di raccontare le crepe dell'Italia attraverso i temi di Cechov. E quelle crepe riviste prima della recita al teatro ridotto de L'Aquila mi hanno preso a calci dentro all'anima. Cosa volevo cambiare? Che senso aveva il mio spettacolo davanti a quelle macerie? Con quale coraggio andare in scena proprio a L’Aquila e fargli rivivere quella tragedia? Lì sotto i morti c'erano stati davvero, delle vite erano state spezzate in due e dopo nove anni in molti paesi lì intorno non era stato toccato neanche un sasso. Quell'abbandono e quella desolazione della provincia italiana post terremoto che avevo sovrapposto a quelli della provincia russa di Cechov mi si paravano davanti con tutta la forza distruttiva del terremoto che li aveva causati. Per la prima volta in vita mia ho sentito di essere completamente inutile, che fare l'attore o il regista fosse completamente inutile. E per la prima volta ho sentito di essere perfettamente in asse con un personaggio che facevo, quello Zio Vanja che incarna tutto il fallimento possibile. Ma a che prezzo? Sono tornato a casa dopo la tournée, e anziché buttare tutti gli appunti come faccio di solito alla fine di un lavoro, li ho riaperti e riletti tutti da capo. Ho avuto la sensazione fisica di essere diverso rispetto a quello che aveva scritto quegli appunti due, tre o quattro anni prima. Credo migliore, non so spiegare perché. Ho chiuso tutto e sono stato in silenzio per un po'. La verità è che mi mancava Cechov, mi mancava come un amico lontano che non ti scrive più. Allora ho deciso di andare io da lui. Per conoscerlo ancora meglio, o anche solo per ringraziarlo per avermi insegnato a non giudicare le mancanze e fallimenti, ma ad amarli. I miei e quelli del prossimo".
Trailer
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.
Commenti (1) vedi tutti
Capisco il fine ma altro non mi ha colpito.voto.4.
commento di chribio1