Regia di Milcho Manchevski vedi scheda film
Medioevo, una giovane coppia non può avere figli, decidono di rivolgersi all’anziana della comunità che decide di aiutarli con i riti magici ma chiede in cambio il loro primogenito. Nonostante la titubanza iniziale la coppia accetta ma poi, mantenere la promessa non sarà facile come già non sembra.
Oggi, stessa terra a distanza di secoli, una donna incontra un uomo, si innamorano e resta incinta. La sua idea di poter muovere il destino le si rivolta contro e distrugge tutto, inesorabilmente. Accanto a lei sua sorella, forse sterile, madre di un figlio non suo eppure felice.
Tre donne, protagoniste tre storie diverse ma unite con un unico filo conduttore, quello della maternità, in ogni forma possibile. Il drammatico racconto di Milco Mancevski, parla della scaramanzia che protegge prima e affligge poi; delle usanze che arrivano fino ai giorni nostri, del passato che inetta il presente e anche se l’uomo evolve, le vecchie credenze sembrano persistere ancora.
Il ritorno di certi elementi primari come il salice, da cui il titolo del film, che nella prima storia, delle tre che compongono la pellicola, è la pianta raccolta per costruire un flauto al figlio della protagonista, nella seconda viene piantato nel giardino di casa, sono il carattere più affascinante di questa pellicola che proietta anche alcuni attori della storia antica in quella moderna, creando una connessione affascinante tra due epoche così diverse eppure tanto similari.
Le tre donne protagoniste, interpretate in modo brillante da Sara Klimoska, Natalija Teodosieva e Kamka Tocinovski, possiedono una predisposizione naturale nel voler diventare madri, ad ogni costo, inconsapevoli che passato e presente tendono ad intersecarsi per cambiare il futuro.
Mancevski compone una pellicola suggestiva, che ha radici profonde; capace di coinvolgere pure senza muovere emozioni. Le storie che vediamo non ci appartengono eppure hanno caratteristiche talmente comuni che le rendono mentalmente accessibili a tutti.
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