Regia di Milcho Manchevski vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE Non è la prima volta che il numero 3 finisce per influenzare in modo determinante, quasi magico, la struttura narrativa di un suo film: tre storie unite da un filo conduttore che le collega e le rende solidali anche a distanze epocali diametralmente opposte. Una coppia di sposi macedoni in epoca passata ricorre ad una vecchia santona per riuscire a rendere fertile la loro unione consolidata da un quinquennio, ma senza prole. Il risultato ci sarà, ma il prezzo richiesto dalla vecchia si rivelerà durissimo per essere accettato.
Una giovane donna si innamora di un tassista, colpita dalla sua onestà. Impossibikitati a cinceoire un figlio, si sottoporranno a cure e la fecondazione in vitro riuscirà a renderli genitori, o almeno a dar loro la speranza di divenirlo, prima di essere messi alla prova da una terribile decisione. La sorella di quest'ultima protagonista, ha adottato un bimbo molto intelligente ma che non profferisce parola. Nel tentativo di comprenderne le ragioni, la premurosa genitrice si vedrà scappare di mano quel prezioso dono ricevuto.
Il cinema rado e affascinante del macedone Milcho Manchewski rincorre ed unisce epoche lontane periodi storici disparati accomunati in questa occasione dalla medesima problematica ed esigenza: il divenire genitori, che diventa un'ansia palpabile quando la difficoltà e le peripezie spese per una gravidanza che non accenna a concretizzarsi, spinge entrambi a spingersi verso soluzioni che, tra stregoneria e rituali esoterici, e ripari scientifici come la fecondazione in vitro, finiscono per offrire soluzioni concrete che tuttavia costringono a scwndere a patti con la prooria coscienza o col un destino comunque segnato. Non mancano simbolismi ricorrenti, come il salice del titolo, che soffre, piange, ma non si soezza, o la pietra, che appare già nelle affascinanti immagini di un rito propiziatorio nella amena e fotogenica terra macedone.
Doveva trattarsi di due storie separate dai secoli, ha dichiarato il regista intervistato per la prima assoluta qui alla Festa romana, ma durante la "gestazione" il parto cinematografico gemellare ha trascinato con sé anche la terza storia, che nasce come succube e al servizio della seconda, quella ambientata ai giorni nostri, e prende poi una sua strada e una sua vita autonoma, salvo poi ritrovare la vicenda madre ed incrociandocisi nel finale speranzoso e possibilista.
È bello e rassicurante ritrovare Manchewski in un'opera affascinante ed urgente che si rivela poco per volta così affine al cinema che lo ha portato subito nell'olimpo dei cineasti che contano già ai tempi del suo folgorante esordio pluripremiato Prima della pioggia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta