FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE
Chi giudica i giudici?
Un giudice rifiuta di accettare come prova determinante per la soluzione del caso, un messaggio su un cellulare che consentirebbe di scagionare una donna accusata di omicidio. Costei, a tal causa, finisce condannata a quindici anni di reclusione, mettendo a repentaglio la custodia del figlio piccolo.
nei giorni successivi, mentre il giudice si reca in ospedale a trovare la madre malata, l'uomo si imbatte nel fratello della condannata, che lo invita, in modo sempre più frenetico ed acceso, ad esaminare la possibilità di riaprire il caso. Ma, di fronte al rifiuto più categorico dell'uomo di legge, il fratello reagisce con violenza e la situazione di mette male più per l'aggressore che per l'aggredito.
Preso dal panico, il giudice scappa e, preso il primo treno per la Finlandia, intraprende un viaggio che diventerà un percorso labirintico e circolare in cui l'individuo assumerà una identità cangiante, alternando la sua a quella della vittima dell'alterco che lo ha spinto alla fuga.
Strutturato come un suggestivo incubo kafkiano-pirandelliano, girato in un suggestivo bianco e nero che esalta le atmosfere nordiche innevate ed i paesaggi desolati tipici di un territorio isolato ed affascinante che ricorda le location dei capolavori di Bela Tarr, Your Honor ci conduce verso un viaggio espiativo e circolare con cui il protagonista si cimenta entro un percorso utile e tentare di riportare la realtà dei fatti verso una soluzione che esuli dalla sua estrema ed inflessibile - oltre che ingiusta - decisione assunta durante il processo.ù
Ne scaturisce una pellicola affascinante e machiavellica condotta nel rispetto di un retroscena giallo che sa rivelarsi a tratti persino incalzante, forte di una direzione salda molto bene organizzata dal regista estone Andres Puustusmaa, che non rinuncia all'ironia di un bizzarro scambio di identità (che ricorda certe scelte lynchane o bunueliane rigorose ed estreme indimenticabili di film come, rispettivamente, Strade perdute e Quell'oscuro oggetto del desiderio) per descriverci l'incognita senza soluzione un mondo ove la giustizia è affidata nelle mani di uomini che, per quanto saggi, preparati o in buona fede, non possono permettersi di sbagliare, ma in quanto esseri umani, non sono esenti da errori clamorosi, anche madornali o indotti da troppa istintività o da una supponente mancanza di autocritica.
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