Regia di Melora Walters vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019 - SELEZIONE UFFICIALE "Sto nuotando ora?" Dopo Military wives, ecco che alla Festa romana è la volta delle "Military mothers"... E la circostanza non crea apettative molto confortanti. Una donna matura alle prese con serie problematiche nei riguardi dei due figli ormai adulti (una ragazza che soffre di depressione ed un maschio che ha avuto problemi di tossicodipendenza), deve affrontare un nuovo stress emotivo che la segna in modo preponderante. Il figlio infatti ha deciso di arruolarsi volontario per coadiuvare le forze Usa impegnate in Medioriente, e poco dopo viene preso ed inviato in missione operativa in quel magma bellico pieno di insidie che è l'Afghanistan.
La donna condivide sua sua crescente tensione con le amiche della libreria ove lavora, e decide di sfidare la sua paura affrontando un pericolo ancora più recondito ed imperscrutabile in lei: l'ossessione dell'affogamento che la paralizza sin nei sogni, e che ella decide di curare imparando finalmente a nuotare. Non si riesce proprio a percepire l'urgenza - dichiaratamente filo conduttore della vicenda che traina il film - del sentimento materno messo a dura prova dalla decisione estrema del figlio della protagonista, in questo piccolo e scombinato film che ritrova in regia l'attrice Melora Walters.
Si soffre, si dicono tante frasi ad effetto, ma regna anche una grande approssimazione, sia dal punto di vista della narrazione, sia nella struttura con cui si affronta un racconto in cui intervengono, ma con l'effetto pregiudicante di soli siparietti posticci, personaggi di contorno decisamente poco amalgamati nel contesto. La sempre bella Mira Sorvino, ad esempio, che da un lato fa piacere ritrovare, ci spiazza affastellando sulla tavolozza narrativa, nello spazio di tre sole pose, almeno altrettante tematiche, altre nevrosi, altri stress o dilemmi irrisolti, forieri di malesseri latenti ma anche generici, poi comunque abbandonati inesorabilmente ognuno a decantare per conto proprio. Manca uno stile compiuto di racconto, ma ancor più il polso della direzione, e purtroppo il piccolo film si trascina avanti tra nevrosi un po' qualunque, e rimedi posticci da psicanalisi spiccia gestita tra banalità e sbiadita approssimazione. E il manifesto sfocato del film in qualche modo soccorre con una certa ironica coerenza, quasi mettendo dinanzi al piatto le più evidenti problematiche del film.
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