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Lane 4

Regia di Emiliano Cunha vedi scheda film

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La recensione su Lane 4

di supadany
7 stelle

Festa del Cinema di Roma 2019 - Alice nella città.
Di qualsiasi ambito si parli, per far quadrare i conti servono dei veri e propri salti mortali. La coperta è corta: se la tiri da un lato ne lasci per forza scoperto un altro. Se eccelli in un'attività e intendi continuare a migliorarti, dovrai ricorrere a delle rinunce altrove.
Se poi sei una ragazzina che ha sempre dato il 100% in una sola disciplina e dentro di te cominci a captare impulsi non meglio identificati, gli esiti delle tue iniziative a venire assumeranno i crismi dell'imprevedibilità.
A un passo dal compimento dei tredici anni, il mondo di Amanda (Brídia Moni) è concentrato nella vasca di una piscina.
È una nuotatrice promettente, con la concreta possibilità di intraprendere la carriera agonistica, per cui è costretta a sottostare a uno stile di vita integerrimo, seguendo le indicazioni di Fabio (José Henrique Ligabue), il suo allenatore. Ma è anche una ragazzina introversa e insicura, trascurata dai pur premurosi genitori (interpretati da Gabriel Braga Nunes e Fernanda Chicolet), spremuti dallo sfiancante lavoro ospedaliero.
Quando è colta di sprovvista dalla prima cotta, Amanda cambia completamente atteggiamento, entrando in competizione con Priscila (Kathelen Guadagnini), sua compagna di nuoto.
Questa sarà solo una tra le sfide che sarà chiamata ad affrontare.

 

Brídia Moni, Kethelen Guadagnini

Lane 4 (2019): Brídia Moni, Kethelen Guadagnini


Le emozioni riescono a essere insondabili. Esteriormente viene trasmesso uno stato d'animo, ma non è detto che ciò che viene espresso alla luce del sole corrisponda all'effettiva essenza.
Succede ad Amanda in Lane 4. È considerata da tutti una ragazza inappuntabile, mentre con l'ingresso nelle turbolenze dell'adolescenza, inizia a sentire una tempesta interiore. Nel delicato momento della crescita, con le sue molteplici scoperte improvvise, si ritrova completamente spiazzata.
Il regista Emiliano Cunha cattura l'attimo ed edifica un'impalcatura sui lunghi silenzi di Amanda, in stridente contrasto con la rumorosa gioventù che la circonda e la tranquilla sicurezza offerta dal nido familiare.
Questa mappatura è puntuale e tersa, non perde mai il controllo e lascia covare una temibile svolta. La piscina cambia prospettiva, accantonando il ruolo di luogo sicuro, nel quale immergersi, trattenere il respiro e staccarsi da una realtà non sintonizzata.
Così, il finale conferma in formato di raggelante e incomprensibile tragedia una maturazione interrotta anzitempo, l'incapacità di afferrare il concetto di giusto, la difficoltà di comprendere e aprirsi alla scoperta lasciandosi guidare (dai genitori, dalle amiche che sono sbocciate prima), come anche un ambiente rassicurante non sia condizione necessaria e sufficiente per assumere il ruolo di panacea a tutti i mali.
Consistente e coerente, fino alle estreme conseguenze.

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