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L'agnello

Regia di Mario Piredda vedi scheda film

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La recensione su L'agnello

di nibacco
8 stelle

Una diciasettenne vive col padre colpito da una forma grave di leucemia. Un’esistenza difficile la loro. Da una parte, la chemioterapia di Jacopo e i suoi effetti devastanti, dall’altra, Anita che non accetta la sofferenza del padre e che odia le servitù militari ritenendole responsabili, prima della morte della madre e poi della stessa malattia del padre.

 

Ma Anita non si arrende, è forte, caparbia tanto da riuscire a sensibilizzare lo scorbutico zio Gaetano (fratello di Jacopo col quale, dopo un feroce litigio, aveva interrotto i contatti) inducendolo a sottoporsi a degli esami per verificare la compatibilità per un eventuale trapianto di midollo, visto che gli altri familiari non sono compatibili. Purtroppo l’esito è negativo. Ci vorrebbe un miracolo. Anita si rivolge allora al nonno Tonino con queste parole: “Ti è apparsa la Madonna? A tutti i pastori appare la Madonna” !

 

Jacopo, dal viso tirato e sofferente, Anita, colma di rabbia e dagli occhioni sempre lucidi, Gaetano, inaffidabile e rancoroso, Tonino, il pastore barbuto flemmatico e saggio sono i personaggi che si muovono dentro un paesaggio aspro, privo di colore, dove fanno da sfondo i dialoghi, anche in “limba sarda”, e una musica che caratterizza le scene e dà risalto a quel contesto desolato.

 

Un’intera famiglia vive il dramma di una malattia causata da inquinamento da polveri radioattive usate da parte di poligoni militari che sperimentavano nuove armi. Anche gli animali sono colpiti. L’agnello che è anche il titolo del film è un simbolo. Nato con “problemi” e non potendo far parte del resto del gregge, deve essere abbattuto, ma Anita lo porta a casa, lo svezza e gli dona la vita.

 

Un film di denuncia, un’opera importante, diretta con mano ferma dal regista Mario Piredda all’esordio con un lungometraggio. Piredda vince nel 2017 il David di Donatello con il cortometraggio “A casa mia” e insieme con il  suo corregionale Salvatore Mereu, anch’egli vincitore di un David di Donatello con il film “Ballo a tre passi”, si confermano come i registi più rappresentativi della Sardegna, terra selvaggia, dalla bellezza unica.

 

Una buona pellicola con attori all’altezza. Tra questi emerge la giovanissima Nora Stassi nei panni di Anita che vince il Globo d’Oro come giovane promessa.

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