Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Dopo la solita travagliata vicenda distributiva causa pandemia arriva su Sky Cinema e, in streaming, su NOW l’atteso (!?) sequel di Non ci resta che il crimine, diretto ancora una volta da Massimiliano Bruno e con un cast formato, oltre dai soliti Alessandro Gassmann, GianMarco Tognazzi, Marco Giallini, Edoardo Leo e lo stesso Bruno, anche dalle new entry Carlo Buccirosso, Giulia Bevilacqua, Gianfrancoo Gallo e con la partecipazione di Loretta Goggi.
"Un bel viaggio tra amici.. Ci divertiamo, mangiamo e beviamo.. e veniamo pure pagati!"
Il regista e il gruppo di sceneggiatori di cui si avvale, tra cui Alessandro Aronadio svolgono il loro lavoro con la massima impudenza sfruttando l’espediente del viaggio del tempo alla Ritorno al futuro, parodiato già dal titolo dopo il Non ci resta che piangere del precedente capitolo, per volgere in burla, dopo la capitale e la banda della Magliana di Romanzo Criminale del primo capitolo, anche Napoli e Scampia della serie cult di Sky Gomorra a cui si aggiunge anche l’archetipo dell’heist-movie alla I soliti Ignoti e i maffia-movies grotteschi & melodici alla Song’e Napule e Ammore & Malavita, tutto in un frullatone iper pop in cui si mischiano cinema (e TV) classico e contemporaneo, di genere e d’autore con giocosa autoironia e in una sguaiata sarabanda di citazionismo ma compiendo al contempo gli stessi identici passi falsi del suo predecessore e trasformando quindi una promettente promessa di commedia divertente (e divertita) in una bagarre inadeguata e spesso inelegante.
Nonostante un intreccio intricato e la mescolanza di generi Ritorno al Crimine rimane comunque un film prettamente comico e che quindi costruisce il suo intero impianto narrativo intorno alle gag e all’effetto sorpresa, mancando però completamente nel costruire una qualche tensione o un’atmosfera coesa e coerente nella trama che si limita a costruire un (improbabile) canovaccio su cui costruire i suoi momenti comici.
Sospesa tra la Napoli del’82 e quella contemporanea, e quindi dai feroci camorristi ancien règime alla nuova gomorra neomelodica dei Manetti Bross, e la Roma falsamente modernista e acculturata da sceneggiato Rai la commedia di Bruno procede per cliché come un qualsiasi cinepanettone, l’umorismo risulta quindi puerile o scontato e l’aspetto fantastico del viaggio del tempo rimane sottoutilizzato in favore della farsa e della caciara (in)volontaria.
Qualche volta ci si diverte, specie quelle che vedono Renatino nel presente affrontare a modo suo la contemporaneità, ma tutto rimane estremamente piatto e incolore mentre sembra siano già iniziate le riprese per un terzo capitolo (ed é troppo sperare che sia l’ultimo di una probabile trilogia?) dal titolo di Finché c’è crimine c’è speranza.
Ecco. Appunto. Speranza.
"E se prometto che la chiudiamo quì? Senza un terzo capitolo?"
VOTO: 4,5
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