Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Parla poco, guarda, scruta, nota ogni dettaglio, Hercule Poirot (Branagh). È questo fiuto che gli permette di sbrogliare i casi più intricati, grazie anche a una notevole dose di disincanto e di avarizia emotiva (il notevole incipit in bianco e nero, ambientato durante la Prima guerra mondiale, ci spiega perché sia diventato così nell’aspetto e nell’anima). Soltanto dopo un’ora abbondante sapremo perché Poirot si trova a bordo di un lussuosissimo battello che sta percorrendo le acque del Nilo. È qui che due neosposi vorrebbero trascorrere la luna di miele. Ma la ex fidanzata di lui sta loro alle costole. Di assassinio – a cominciare da quello della ricchissima neosposa, i cui averi fanno gola a molti – non ce ne sarà uno, ma ben cinque. E Poirot, con la sua consueta capacità abduttiva, riuscirà a risolvere anche questo intricatissimo rebus in cui ciascuno dei presenti avrebbe una buona ragione per macchiarsi del sangue altrui.
Dopo Assassinio sull’Orient Express, Branagh confeziona un ulteriore tributo al talento di Agatha Christie con un film elegantissimo, al quale si può imputare qualche cedimento a una fotografia a tratti eccessivamente liftata e un uso della macchina da presa spesso ai limiti del virtuosismo. Ma l’insieme, per quanto possa apparire oleografico, conferisce la giusta dignità al capolavoro di Agatha Christie, sebbene non riesca ad arrivare alle vette sublimi del film che – dallo stesso romanzo giallo - John Guillermin girò nel 1978 con protagonista Peter Ustinov.
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