La recensione su Assassinio sul Nilo

di port cros

5 stelle

Branagh realizza un prodotto in superficie perfetto, avvalendosi di un cast rinomato e di dovizia di mezzi tecnici. Ma il risultato finale risulta tanto laccato quanto freddo, ed alla perfezione (un po' finta) dell'immagine non corrisponde il livello di tensione che ci si aspetterebbe da un un giallo di Agatha Christe.

Gal Gadot, Armie Hammer, Kenneth Branagh

Kenneth Branagh dopo Assassinio sull'Orient Express porta di nuovo sul grande schermo Agatha Christie, questa adattando il romanzo Poirot sul Nilo in cui il segugio belga si ritrova a indagare su misteriosi decessi durante una crociera sul grande fiume egizio, vettore del viaggio di nozze di una ricca coppia di sposini: un'ereditiera (Gal Gadot) che ha soffiato il prestante fidanzato (Armie Hammer) alla migliore amica (Emma Mackey) che li segue ovunque per tormentarli. Ospiti sull'imbarcazione anche i numerosi e facoltosi invitati alle nozze, tra cui appunto Hercule Poirot (Kenneth Branagh): proprio tra i moventi degli inviatati, ciascuno dei quali serba risentimento verso qualche altro passeggero, sembra logico scavare per svelare l'identità del misterioso assassino.

Branagh realizza un prodotto in superficie smagliante, avvalendosi di un cast rinomato (ci sono anche Annette Bening, Russell Brand, Tom Bateman e altri) e di dovizia di mezzi tecnici. Ma il risultato finale risulta tanto laccato quanto freddo ed alla perfezione dell'immagine non corrisponde il livello di tensione che ci si aspetterebbe da un murder mistery. Il film si distingue certamente per la bellezza della fotografia, ma anche per molta, anzi troppa, computer grafica per ricostruire la valle del Nilo ed il battello a ruota che solca le acque del grande fiume: tutto bellissimo, ma mi ha infastidito questo eccesso di finzione artificiosa. I movimenti di macchina sono ampi e fluidi ma anche poco ispirati, un vorticare un po' fine a se stesso con lo scopo apparente di far ammirare la bravura del regista: da un autore come Branagh era lecito aspettarsi qualcosa di meno compiaciuto e di più funzionale allo sviluppo narrativo.

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La trama, che essendo tratta dalla Christie dovrebbe filare come un meccanismo ad orologeria, fatica invece a ingranare: dopo un prologo in bianco e nero, ambientato durante la giovinezza di Poirot durante la Prima Guerra Mondiale e non ben connesso col resto della storia, e una sezione preparatoria per fare la conoscenza con i diversi personaggi che risulta troppo tirata per le lunghe, quando arriviamo al dunque, cioè ai delitti, siamo già un po' stanchi e seguiamo con un certo annoiato distacco le indagini di Poirot, ammirando ma senza palpitare né entusiasmarci la sua arguzia infallibile nella scoperta del colpevole. Manca, come dicevo, quella tensione che ci aspettiamo di trovare nella trasposizione di un giallo di Agatha Christe che, per quanto spettacolarmente girata, se invece di farti mangiare le unghie ti induce uno sbadiglio qualcosa chiaramente non ha funzionato come avrebbe dovuto.

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