Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
AL CINEMA
Dopo averci fatto conoscere l'esperienza giovanile del futuro investigatore Poirot, già brillante e risolutivo nei ranghi fangosi delle trincee di difesa belghe contro l'aggressività delle truppe germaniche in piena Prima Guerra Mondiale, la regia avvolgente di Branagh ci fa ritrovare un ben più maturo ma ancora motivato detective in vacanza (o almeno così appare) tra le piramidi di Giza, presto coinvolto, grazie al giovane amico Bouc, in una questione di cuori che vede due prossimi facoltosi (per parte di lei) e seducenti sposini, minacciati dalla ex fiamma di lui, che non si dà pace da quando l'uomo, un belloccio abituato alla bella vita ma senza soldi, le ha preferito la migliore e ricchissima amica.
Invitato insieme a parenti e ospiti a far parte del gruppo festeggiante, Poirot decide di imbarcarsi assieme agli altri invitati, desiderosi di togliersi di dosso quell'ingombrante presenza della ex fidanzata gelosa.
Mentre pertanto la variegata compagnia parte per una breve crociera su un lussuoso battello che collega il sito archeologico più noto al mondo con Luxor, ecco che una serie di efferati omicidi inizieranno a decimare il gruppo. A partire dalla bellissima futura sposa milionaria, che verrà ritrovata cadavere con una pallottola conficcata nella tempia.
Gli omicidi si succederanno in modo sempre più efferato, costringendo Poirot a stringere i tempi per la soluzione del mistero.
Tratto anche questo, come Assassinio sull'Orient Express, da uno dei più noti romanzi della celebre ed apprezzata giallista Agatha Christie, Assassinio sul Nilo ritrova in regia e nel ruolo da protagonista (indubbiamente azzeccato), il versatile attore e regista Kenneth Branagh, che si concede alla sua seconda esperienza con un romanzo della Christie, dopo il successo del già menzionato Assassinio sull'Orient Express del 2017.
E come in questo ultimo film, tutto in Assassinio sul Nilo appare perfetto e superlativo, ma anche tutto freddo (nonostante i calori caldi della sabbia dorata egiziana), meccanico, finto, come potrebbe risultare un luna park perfettamente concepito, ma pur sempre un perfetto baraccone tutto illusioni e finzione.
Anche il cast, che sfodera nomi di star del calibro di Armie Hammer, Gal Gadot, Annette Bening, oltre allo stesso Branagh, finiscono per soccombere inerti alla maestria di una messa in scena in cui tutto appare fasullo e quasi di cartapesta, non fosse che gli effetti digitali odierni dematerializzano ogni tridimensionalità, pur esaltandola a livello visivo.
E anche se bisogna ammettere che Branagh osa innovare lo script con inserendo nel racconto svolte di coppia in stile LGBT e mutando l'indole quasi passiva del celebre investigatore in atteggiamenti quasi reazionari e che contraddicono l'indole completamente pacifista del celebre detective, il ritmo rimane fiacco, e l'azione quasi telecomandata verso un finale che non rispecchia per nulla la sensazione di brivido e di stupore che invece trapela intatta nei romanzi della Christie.
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