Regia di Michael Bay vedi scheda film
6 Underground è l’ennesima conferma dell’incompetenza di un regista che non ha mai azzeccato un film in tutta la sua carriera. Se questo è cinema d’autore, allora vi prego, ridatemi Boldi e De Sica.
C'era una volta un regista di spot pubblicitari, chiamato Michele Baia, detto Mighè. Il signor Baia girava pubblicità e video musicali per MTV, ma aveva un sogno nel cassetto. Mighè voleva infatti diventare un regista di film. "Ma datti al Porno" gli dicevano gli amici. Ma Mighè non voleva girare film porno, né tantomeno film amatoriali. Lui voleva puntare più in alto, voleva dirigere dei veri e propri Blockbuster. Voleva stare assieme ai pezzi grossi di Hollywood. Mighè un giorno riuscì a fare il grande salto, girando un film chiamato Bad Boys assieme a Will Smith. La critica lo accolse con tiepidità, giudicandolo un filmetto senza idee e con una regia da videoclip musicale mal fatta. Ma il pubblico l'aveva amato, così il film aveva incassato e Mighè era riuscito a realizzare il suo più grande sogno. E pertanto continuò a girare film. The Rock, Armageddon, Pearl Harbor, Bad Boys 2, la saga di Trasnformers, The Island, Pain & Gain, 13 Hours e infine il suo ultimo capolavoro, 6 Underground. Oggi, con la visione di quest'ultimo film, ho ufficialmente terminato la filmografia di Michele Baia. Ho analizzato la carriera di quest'uomo in ogni sua sfaccettatura, ho visto tutti i suoi film e letto quanti più articoli possibili che mi potessero aiutare a capire la magnificenza del suo cinema. Pertanto lasciatemi mandare un messaggio a questo grandioso regista che possa esprimere tutto il mio amore per il suo cinema.
Mighè... ma tornatene a fare videoclip!
6 Underground si può definire tranquillamente l'anti-blockbuster. Tutto ciò che un film d'intrattenimento non dovrebbe mai e poi mai essere. Qualunque film d'azione uscito quest'anno, anche il più brutto prodotto di serie B fatto per il mercato Home-Video, se confrontato a questa spazzatura sembra Fury Road. 6 Underground è completa follia visiva e rappresenta la mancanza totale di gusto nell'estetica. Ogni inquadratura è fatta coi miliardi, ma amatoriale per come viene messa in scena. Non si capisce mai se ciò che vediamo sullo schermo sia frutto di un'intuizione avuta da Mighè mentre faceva il bagno o se molto più semplicemente il regista giri completamente a caso, inquadrando più roba possibile e da ogni posizione gli venga in mente per poi incollare tutte le immagini una dietro l'altra senza alcuna reale coerenza visiva in sede di montaggio.
Ma Michele Baia sa cos'è lo storyboard?
Quando dico che questa è una regia amatoriale intendo proprio che al suo interno sono presenti errori che solo uno studente al primo anno di scuola di cinema commetterebbe. Zoom all'avanti e all'indietro che però non attirano l'attenzione dello spettatore su nessun dettaglio, rallenty usati per inquadrare la stessa scena da più punti di vista senza alcuna coerenza nelle posizioni e nelle tempistiche, personaggi che prima si trovano in un posto e nell'inquadratura dopo in un altro, una ventina di inquadrature di 0,5 secondi per girare una scena di due tizi che parlano, stanze dove un personaggio è illuminato da un tipo di luce ma poi l'altro personaggio è illuminato in un altro modo... Tanti errori che sembrano piazzati sullo schermo con una precisione quasi maniacale. Come se Mighè piazzasse volutamente tutte quelle incoerenze visive credendo che quello che sta facendo sia geniale, quando invece è solo confusionario. E alquanto pare riesce nel suo obiettivo, considerando che molti critici professionisti elogiano la regia di Mighè, arrivando addirittura a definirla "sperimentale". Sarei anche d'accordo sulla voglia di sperimentare di Mighè, se non fosse che lui gira in questo modo i film da più di 20 anni. Ogni suo film ha questo tipo di estetica, ogni suo film ha questo tipo di errori e ogni suo film usa sempre le stesse tecniche di regia e montaggio. Come può essere definito sperimentale un regista che altro non fa che girare tutti i suoi film allo stesso identico modo da più di 20 anni? Se voi apprezzate questo stile, buon per voi, ma non venite a dirmi che Michele Baia è un grande autore, perché i veri autori sono quelli capaci di reinventarsi, trattando gli stessi temi ma in modo diverso e con storie nuove. Michele Baia altro non è che il più grande mistificatore della storia del cinema. Da al pubblico quello che vuole, esattamente come lo vuole e poi fa pure credere di essere un genio.
Altra prova della totale incompetenza di questo regista è la storia, o meglio, il modo in cui viene raccontata. In verità il soggetto è semplicissimo. 6 idioti vogliono uccidere l'imperatore del Kurdistan per porre fine al suo regime, uccidendo tutti i suoi sgherri e collaboratori per arrivare a lui. Semplice, no? Peccato che Mighè riuscirebbe a rendere complessa pure una pubblicità del caffè e quindi per tutte le due ore non riesci a capire nulla di quello che sta effettivamente succedendo. Siamo abituati a vedere da Michele Baia film con brutte sceneggiature, ma qui per davvero sono riusciti a far sembrare che il film non ce l'abbia nemmeno una trama. Ci sono talmente tante incoerenze e brutture al suo interno che ci vorrebbe un'intera giornata per scriverle tutte. Vi basta sapere che dalla prima all'ultima scena, la sceneggiatura è come se non esistesse. Il film non rispetta nemmeno le più semplici regole di narrazione, inserendo flashback e fast-forward senza alcun gusto per il montaggio, dando l'impressione che Mighè abbia fatto un miscuglio di tutto il girato del film senza nemmeno preoccuparsi di montarlo in modo coerente. Non capiamo cosa spinge i personaggi a compiere certi gesti, non capiamo il background di metà di loro, non capiamo quali siano i piani, le intenzioni e le conseguenze. Viene citato il tema della famiglia, ma non viene mai trattato realmente e i personaggi non hanno mai delle vere e proprie relazioni. Sembra quasi che manchino 40 minuti di girato dove i personaggi smettevano di essere sagome di cartone. Certe cose avvengono senza che il regista abbia posto l'attenzione su di esse e lo spettatore rimane totalmente spaesato, non capendo nulla di ciò che sta guardando. Perché Michele Baia è un grande autore.
E ovviamente Michele Baia inserisce pure la politica, che nei suoi film non manca mai. Che sia inserire più bandiere americane possibili o mostrare le donne come oggetti sessuali, Mighè si rivela il migliore come al solito, raggiungendo livelli di ignoranza e cattivo gusto che non avrei mai nemmeno potuto immaginare. Ovviamente la politica del film è quella pro-conservatrice tipica del cinema di Mighè, che giustifica la criminalità dei protagonisti in quanto buoni e americani (i due stranieri annunciano a gran voce di avere il permesso di soggiorno e di essere arrivati lì legalmente), mentre quella dei cattivi la estremizza senza alcun realismo. Ovviamente la scelta dei protagonisti di fingersi morti e di smettere di vivere una vita fatta di doveri e debiti viene giustificata, in quanto comunque sono brave persone, si vogliono bene e sono una famiglia. E quando arriva la scena del bombardamento in Afganistan tu pensi che finalmente Mighè mostrerà anche l'altra faccia della medaglia, ovvero gli americani che uccidono quanto gli estremisti. E invece viene rivelato che quella bomba era stata inviata dal dittatore, togliendo qualsiasi forma di profondità ai personaggi e coerenza nel messaggio. La violenza dell'America viene così giustificata in quando buona e giusta, mentre quella dei paesi del Medio Oriente viene dipinta in maniera deplorevole. In una scena orribile scatenano la ribellione con un video di 2 minuti in Kurdistan e in un altra ambientata a Firenze distruggono tutto quello di culturalmente importante che si poteva distruggere e inseriscono qualunque possibile stereotipo sul nostro paese. Il film è praticamente Team America: World Police fatto seriamente, a differenza del film d'animazione che era una parodia di questo tipo di cinema.
6 Underground è probabilmente uno dei peggiori film d'azione che io abbia mai visto in tutta la mia vita. E questa non è la prima volta che dico questa frase con un film di Michele Baia. E allora perché continuò a vedere i suoi film? Penso che nel profondo del cuore, io e Mighè siamo legati. Senza di lui io non posso esistere e viceversa. Ma non provate a dire che è uno sperimentatore, o che è un autore. I veri artisti sono altri, Mighè è solo un mestierante senza mestiere.
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