Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film
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“Voi parlate tanto di libertà, ma la vostra è una libertà condizionata: quella assoluta vi spaventa!
Non è tanto per quello che ho fatto, ma per quello che potrei fare, che lei mi odia.
Io sono fuori dalle acque territoriali. E' una questione che non vi riguarda, questa!”
Questa è la risposta stizzita che il tenace “inventore folle” Giorgio Rosa fornisce telefonicamente al Ministro degli Interni Franco Restivo, in quel lontano 1968 in cui il folle ma brillante ingegnere, dopo aver compiuto bizzarrie stravaganti come costruirsi un automezzo pezzo per pezzo con le proprie mani, inventa, assieme ad un collega figlio di papà, la progettazione e costruzione di una piattaforma che, posizionata subito dopo il limite delle acque territoriali italiane, posiziona l'opera in un territorio senza stati, di tutti, ove teoricamente è possibile insediarsi e fondare una nuova comunità, un nuovo stato, una nuova organizzazione all'insegna della più sfrenata libertà d'azione.
Di fatto l'isola, ribattezzata poco dopo “L'isola delle rose”, diviene una sorta di discoteca galleggiante, in grado di attrarre turisti della vicina costa romagnola, e costituendo una attrattiva in più per la già organizzata attività balneare di Rimini.
Ma l'ambizione del suo creatore è ben più di quella di aver creato una trovata anche geniale che si vada ad aggiungere ai vari fenomeni turistici estivi: i due ingegneri decidono di dare ai 400 mq di micro-stato fondato una propria lingua, l'Esperanto, di battere moneta, e di approfittare dello stato di imminente gravidanza di una ragazza tra i sei collaboratori fissi, per dare luogo al primo “natural born” nel nuovo stato.
Le cronache dei fatti, peraltro assai incredibilmente dimenticate e letteralmente sommerse (quasi come l'isola artificiale) in relazione a questa incredibile impresa che indusse la Repubblica Italiana a raddoppiare il limite assegnato alle acque territoriali (spingendo poi tutto il resto del mondo ad adeguarsi per evitare simili imprese altrove), e ad impegnarsi nella sua unica, ed assai grottesca missione di invasione di un altro Stato dalla sua costituzione ad oggi, sono state riprese con una certa libertà narrativa.
E pure con un gustoso estro espositivo che ne accentua le tonalità grottesche, sottolineando i momenti sardonici e da riuscita, piuttosto efficace satira di costume.
Tutto merito di un giovane regista e sceneggiatore come Sydney Sibilia, qui inevitabilmente esposto al varco di giudizio ufficiale e in qualche modo definitivo dopo l'esito certo positivo, ma un po' rimasto sospeso di un esordio fuori dagli schemi, sviluppatosi con la coraggiosa ed ostinata trilogia brillante e piuttosto riuscita dei ladri per necessità dal cuore d'oro di “Smetto quando voglio”, risultata un successo solo parziale a livello di incassi, e che in questo frangente delicato e cruciale dimostra di saper condurre in porto il progetto ambizioso e stravagante, con una apprezzabile abilità, in grado di dar vita ad una commedia di costume godibile e brillante.
Alla sostanziale riuscita della commedia, divertente e brillante, nonostante l'amarezza di fondo perfettamente percepibile, contribuisce il nutrito cast coinvolto, pienamente azzeccato, ove staglia su tutti l'incredibile Elio Germano, dall'irresistibile e per nulla forzato accento romagnolo, in grado di dar vita, ancora una volta, ad una interpretazione straordinaria.
Lo affiancano la bellissima ed assai più donna rispetto a quando l'ho avvistata nel suo esordio Veloce come il vento del 2016, Matilde De Angelis, un po' sempre saputella ed impettita, ma di sicura incisività, sia dal punto di vista estetico, che recitativo.
Seguono poi una carrellata di grandi attori nazionali e stranieri, tra cui è impossibile non menzionare il mellifluo Fabrizio Bentivoglio nei panni del ministro Franco Restivo, Luca Zingaretti (quasi irriconoscibile) in quelli del Presidente Giovanni Leone, e Francois Cluzet nei panni di un alto funzionario della Comissione Europea di Strasburgo presso cui si rivolge il nostro inamovibile ed ostinato folle ingegnere, mentre in due ruoli minori ma assai riusciti e godibili, scorgiamo anche il simpaticissimo interprete svizzero Teco Celio, ed il belga Fabrizio Rongione.
La nuova commedia di Sibilia appare a tutti gli effetti piuttosto riuscita, forte di una buona verve e di un ritmo apprezzabili.
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