Trama
Primavera 1968. Nell'anno della contestazione studentesca, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa (Elio Germano) con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire un'isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, e la proclama stato indipendente. Si tratta di un'isola in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole. In questa impresa impossibile Giorgio avrà al suo fianco un eterogeneo gruppo di complici: il suo migliore amico, un giovane imprenditore più propenso ai bagordi che all'azienda di papà, un misterioso naufrago in cerca di approdo, un animatore delle notti romagnole in cerca di una nuova vita e una ventenne romantica in cerca di lavoro. E poi c'è Gabriella (Matilda de Angelis), la donna appassionata che Giorgio trascina nella sua ambiziosa avventura e nella sua vita. L'Isola delle Rose attira ben presto l'interesse della stampa e soprattutto di frotte di ragazzi da mezzo mondo, trasformandosi in mito, in caso internazionale e in un quasi insormontabile problema politico per il Governo italiano che non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato in acque così vicine.
Approfondimento
LA VERA STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE
L'Isola delle Rose è stata una micronazione, nome ufficiale "Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose" e corrispondeva ad una piattaforma artificiale di 400 mq ideata e realizzata dal visionario ingegnere bolognese Giorgio Rosa nel mare Adriatico a 11.612 km al largo dalle acque di Rimini, a 550 mt fuori dalle acque territoriali. La fondazione dell'Isola fu avviata nel 1958 quando l'ingegner Rosa, dopo un sopralluogo che si svolse fra il 15 e i 16 luglio di quell'anno, pensò di costruire un telaio di tubi di acciaio e trasportarlo già montato fino al punto prescelto per istallarlo in loco dopo aver innalzato il fondale marino con un sistema di dragaggio della sabbia trattenuta da alghe. Costituisce quindi la SPIC (Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento) con presidente e direttore tecnico Gabriella Chierici, sua moglie. I lavori si fermarono però nell'estate 1962 per motivi tecnici, metereologici e finanziari - le autorità italiane avevano inoltre ordinato la rimozione di qualsiasi ostacolo alla navigazione – e ripresero nel 1964 dopo che le Capitanerie di Porto di Rimini, Ravenna e Pesaro erano state allertate per opzionare spazi in banchina, per i rifornimenti di gasolio e per la costruzione della piattaforma presso i cantieri navali.
Il 23 novembre 1966 la Capitaneria di Porto di Rimini ordinò la cessazione dei lavori, privi di autorizzazione, per via della concessione all'Eni della zona, la Polizia intanto chiedeva conferme che si trattava di attività sperimentali. La costruzione dell'Isola tuttavia andava avanti: sui pali conficcati sul fondo del mare venne montata una piattaforma in laterizio armato di 400 mq per un'altezza di 8mt sul livello del mare - il progetto era di 5 piani - vennero eretti muri per delimitare i vani, avviata una soprelevazione e creata un’area di sbarco chiamata "Haveno Verda" (Porto Verde). Il 20 maggio 1967 grazie ad una trivellazione fu individuata una falda di acqua dolce a 280mt dal livello della piattaforma. L'Isola venne quindi aperta al pubblico il 20 agosto 1967 e divenne una vera e propria attrazione turistica coinvolgendo frotte di ragazzi e ragazze dalla vicina costa riminese. Un non luogo di libertà figlio dell'idealismo sessantottino e dello spirito della generazione del boom economico, ma anche imperituro sogno romantico che diventa un caso internazionale e una notizia da prima pagina per molti giornali e televisioni di mezzo mondo che inviarono troupe e giornalisti per indagare su quello strano fenomeno. Non fu né una sede di una radio clandestina, né di un casinò illegale né tantomeno un avamposto russo fuori dai controlli territoriali, tante erano le ipotesi.
L'Isola viene proclamata da Giorgio Rosa stato indipendente il 1° maggio 1968. La nascita della Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj (Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose) viene annunciata ufficialmente nel corso di una conferenza indetta dallo stesso Presidente Rosa il 24 giugno 1968: uno stato autonomo e indipendente con una propria costituzione ed un governo che stampava francobolli e batteva moneta (il "Mill"), una bandiera che ritraeva 3 rose rosse su campo bianco e su fondo arancio ed un inno nazionale "Steueramann! Laß die Wacht!", cioè il Chor der Norwegischen Matrosen dalla prima scena del terzo atto de L'olandese volante di Richard Wagner. E un abitante stabile, Pietro Bernardini, approdato sull'Isola dopo un naufragio in mare di 8 ore che prese poi in affitto per un anno la piattaforma.
Il 25 giugno 1968, a 55 giorni dalla dichiarazione di indipendenza, una decina di pilotine della Marina MilItare Italiana circonda l'Isola e impedisce a chiunque l'attracco e lo sbarco realizzando di fatto un blocco navale. Giorgio Rosa inviò un telegramma al presidente della Repubblica Italiana denunciando la violazione della sovranità e nelle settimane successive cercò, inutilmente, di stabilire una trattativa con il Governo italiano.
L'11 febbraio 1969 i sommozzatori della Marina Militare Italiana arrivano sul posto e collocano 675 kg di esplosivo sui pilastri dell'Isola che tuttavia resiste alla prima esplosione; ci riproveranno 2 giorni dopo, il 13 febbraio, con una carica totale di 1.080 Kg. Questa volta l'esplosione fa deformare la struttura portante senza farla cedere, ma ad assestare il colpo di grazia è la burrasca che si abbatte sulla piattaforma il 26 febbraio.
La distruzione dell'Isola delle Rose rappresenta la prima, e unica, guerra di aggressione della Repubblica Italiana. Per evitare che ciò accadesse di nuovo l'Onu spostò il confine delle acque territoriali da 6 a 11 miglia nautiche.
Nel luglio 2009 sono stati ritrovati sul fondale marino al largo di Rimini alcuni resti della struttura metallica e dei muri, muti testimoni, e memorabilia, di un mondo che visse solo 55 giorni.
Curiosità
La parola al regista
"Tra i tanti periodi storici che hanno affascinato il cinema, ce n'è uno in particolare che ha interessato molti registi, ed è l'anno – tutto speciale – che ha come ultime due cifre un 6 e un 8: l'intera Europa è in subbuglio, centinaia di migliaia di giovani si riversano nelle strade, gridano slogan, occupano scuole e università, fanno sentire la loro voce, e con essa il desiderio di un mondo migliore e più libero. I toni epici usati dalle testate e dalle riviste degli anni Settanta per riportare la vicenda di Giorgio Rosa e dell'isola che fondò al largo di Rimini, nel maggio del 1968, sono propri di quel tempo, e la sua storia di ragazzo che consegue una laurea in Ingegneria e che vuole realizzare quel sogno di vivere in un mondo libero, sebbene senza ambizioni politiche, mi ha convinto ad andare fino in fondo: raccontare un'utopia che nasce in mezzo al mare, su una piattaforma di 20 metri per 20, la fondazione di uno Stato indipendente che si oppone alle regole vigenti, perché lontano dalla costa, quindi senza alcuna giurisdizione.
L'incontro con l'ingegnere, avvenuto anni fa, è stato il punto da cui sono partito per rivedere la vicenda al di là di quello che era stata, l'epopea di una guerra (forse l'unica) che l'Italia aveva vinto per fermare la mente libera di un uomo che non voleva fare altro che piantare una palafitta nell'acqua. Nei ricordi di ciò che è avvenuto, Giorgio Rosa si è lasciato più volte sfuggire che l'assurdità di quella battaglia stava proprio nel fatto che non c'era alcuna intenzione di andare contro il sistema, che semplicemente quel tratto di mare era libero, e che lui voleva utilizzarlo per i suoi studi di Ingegneria applicata all'estrazione di energia. Quanto può un'idea essere pericolosa? E quanto c'è di comico, tragico ed epico insieme che per un' oasi di pace fondata così al largo si possa scomodare il governo italiano, la commissione europea, e le multinazionali private?
Mentre Parigi è infiammata dalle lotte per rincorrere idee e ideali, Giorgio Rosa costruisce con le sue mani il suo mondo utopico al largo di Rimini. E ha un immediato, incredibile successo. Da tutta Europa ragazzi e ragazze accorrono per vedere il miracolo compiuto da un uomo semplice. Quello che ho voluto raccontare è la sua forza, il modo in cui una persona, armata dei propri sogni e della propria determinazione, ottiene pacificamente ciò per cui centinaia di migliaia di suoi coetanei combattono a chilometri e chilometri di distanza. La vicenda di Giorgio Rosa e della sua Isola, però, è anche una storia di aspri conflitti. Da una parte, un posto bellissimo nel mare sconfinato, dall'altro, le fumose stanze
della politica, in cui i colletti bianchi del governo sono – come al solito – gli ultimi a sapere le cose, ma i primi a definire inaccettabile tutto ciò che di dirompente sta accadendo. Mentre l'Italia è attraversata da un'ondata di fervente attività politica, tutti i partiti si schierano contro l'Isola. Ma perché? Perché tutta questa violenza contro una semplice piattaforma, che non si trova nemmeno in acque territoriali italiane? Perché una nazione che si dichiara libera dovrebbe condannare qualcuno che libero lo è veramente? Forse perché si è liberi soltanto se il sistema lo consente?
La vicenda dell'Isola delle Rose è una metafora quando, in maniera discreta e silenziosa, una piccola illusione viene mandata in frantumi da una dimostrazione di forza da parte della politica. Ma non solo: è l'avvincente storia di una campagna di invasione lunga 55 giorni, che vide il Governo italiano contro un uomo solo, accusato di colpe insensate: fondazione di una radio pirata, contrabbando ed evasione fiscale, sfruttamento abusivo di risorse energetiche, atti osceni e perversione. Alla fine, gli si dichiarerà perfino guerra. Una guerra che la Repubblica Italiana ripudia, secondo la sua stessa Costituzione. Una guerra che non dovrebbe mai essere utilizzata come soluzione alle dispute internazionali. Eppure, all'Isola delle Rose fu dichiarata guerra. L'unica guerra di aggressione mai combattuta dalla Repubblica Italiana.
Hanno tolto a Giorgio Rosa il suo sogno, dopo un assedio lungo ed estenuante, avvalendosi di tutte le forze in loro possesso. Lo spunto narrativo era talmente incredibile, che se non fosse partito da una vicenda realmente accaduta, avrei sentito parlare di distopia. Le ragioni di questo film, invece, sono politiche e comiche, o forse, più smaccatamente: comiche perché politiche. E affondano nella Storia, la storia del nostro paese".
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Commenti (14) vedi tutti
Un buon film di storia vera, coraggioso e di denuncia, dove si comprende il potere e chi lo gestisce alla faccia della presunta democrazia.
commento di gruvierazL'Idea reale di questa Storia direi sconosciuta è bella tosta anche se per certi versi improbabile ma comunque gli sforzi erano consistenti : visivamente parlando risulta carino come Film anche se con vari spunti che fanno riflettere.Bene la De Angelis (ovvio ...) e importanti un bel pò di Canzoni.voto.6.5.
commento di chribio1Un filmetto ruffiano che si dimentica prima che finisca. Se queste sono le nuove leve del cinema italiano stiamo freschi!
commento di r.237Meticolosa ricostruzione dei mitici anni '60 comprese le indimenticabili musiche del tempo. Bravi gli attori tutti. E' un film da vedere. Unica nota negativa l'eccesso di volgarità nei dialoghi dei politici che stridono con l'accuratezza con la quale tutta la pellicola è stata girata.
commento di bombo1Gradevolissima commedia, che ha i suoi punti di forza nelle atmosfere nostalgiche degli anni '60 e soprattutto nelle musiche del tempo. La storia è interessante ed il tutto è ben girato ed interpretato. Voto 7. Ed ora, tutti su Wikipedia ! https://youtu.be/a0152RSo0Zc
commento di ezzo24Bel film sul legame tra la follia e la voglia di libertà. Interessante la descrizione della politica (e soprattutto della chiesa) negli anni 68/70. Bellissima la scena dell'umarel subacqueo.
commento di Aiace68Simpatica ricostruzione della storia dell'isola delle rose. Ottimo il cast
leggi la recensione completa di Furetto60Send Me a PostCard from Utopia.
leggi la recensione completa di mckFantastico film sulla libertà, riesce nella sua leggerezza ad essere profondo e d’impatto. Cast eccezionale. Voto: 9.
commento di MonfrScacco matto all'Italia democristiana. Germano irresistibile. Bentivoglio da oscar. La teoria vaticana sul culo è già antologia.
commento di scapigliatoConsigliato. Voto 7
commento di arcarsenal79Quanto tempo uno Stato di Diritto, può sopportare la visionarietà di un progetto che mina la sua credibilità conservativa?
leggi la recensione completa di vjarkivUn po' televisivo come stile e con qualche imprecisione di montaggio, ma molto divertente (e MOLTO romanzato). Molti personaggi caricatura, soprattutto quello di Bentivoglio, che ormai mi sembra sguazzare in questi ruoli.
commento di faumes"Una piattaforma artificiale in mezzo al mare, libera ed indipendente, semplice"
leggi la recensione completa di Infinity94