Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
All'alba dei 90 anni Clint Eastwood sa ancora stupire con il suo modo di fare cinema. Nel suo percorso cinematografico, che lo avrebbe facilmente imprigionato nel ruolo del pistolero silenzioso o in quello del poliziotto reazionario ha saputo cogliere con coraggio delle vicende umane e delle pagine di storia eccezionali, anche a partire da quei contesti (western e poliziesco) da cui era iniziata la sua carriera. Con Richard Jewell ci si addentra verso una pagina straziante e malinconica della storia recente.Un personaggio ricco di difetti e di "limiti", esempio perfetto dell'americano medio con la passione per le armi e l'ordine (per non parlare di alcuni eccessi nella sua concezione di gestione dell'ordine pubblico), diviene l'imputato perfetto da mettere alla gogna: l'uomo che ha organizzato un attentato per poi potersi prendere il merito di averlo sventato. Grassoccio ed impacciato, Richard vive con la madre; queste condizioni non fanno altro che acuire gli strali della stampa che genera una vera e propria campagna mediatica contro di lui. Sarà l'aiuto di un avvocato anticonformista a proteggerlo dalle autorità ancor più sfacciate ed ipocrite nel voler tutelare il loro operato a spese anche di un innocente. Da un regista conservatore come Eastwood (ma questo lo avevamo già visto in film precedenti) non vengono lesinate critiche alle colonne portanti della democrazia americana: tutto viene messo in discussione. I confronti con l'avvocato sono eccellenti, e a modo suo la figura di Jewell è quella di un personaggio candido che rischia in ogni momento di autodistruggersi, incapace di riversare la sua rabbia su coloro che gli fanno veramente del male. Tutto questo è ampiamente supportato da delle eccellenti interpretazioni a partire dal protagonista Paul Walter Hauser, nonchè dalla figura materna di Kathy Bates, ancora una volta bravissima.
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