Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Per un pochino di tempo ho evitato di andare al cinema a vedere i film di Eastwood, regista il cui stile ho sempre apprezzatto ma che, nelle ultime pellicole, sembrava sbiadito, incapace di emozionare e coinvolgere come un tempo.
E se American Sniper e Sully finivano per essere pellicole piacevoli da guardare ma senza quel guizzo in più, posso asserire con convinzione che Richard Jewell è davvero un bel film. Sia tecnicamente, dove ogni elemento sembra essere misurato e collocato nel giusto modo, sia emozionalmente; anche se lo spettatore non ha modo ne motivo di lasciarsi coinvolgere emotivamente, e infatti non vi aspettate la lacrimuccia, su questo Clint sembra voler rimanere fedele alle sue ultime pellicole: mostrare nel dettaglio ma non creare l'empatia necessaria per coinvolgere ed emozionare lo spettatore.
La scelta di Paul Walter Hauser, alla sua prima prova da protagonista, è risultata vincente. Vuoi per la somiglianza con il Richard "originale" vuoi per la capacità dello stesso di impersonarlo in modo simbiotico. Godibile anche la performance di Sam Rockwell che arricchisce di spessore ogni ruolo che gli viene assegnato, cosi come Kathy Bates che sembra avere questa innata capacità catalizzante: ogni volta che entra in scena sposta su di se l'attenzione dello spettatore.
Il merito della buona riuscita dello svolgimento del film va senz'altro ad Eastwood che dirige con classe tre attori, senza che l'uno prevalga mai sull'altro, nonostante lo spessore che caratterizza alcuni, come sopra accennato; lasciando al centro del racconto la storia, denunciando i fatti senza remore, senza mai prendere posizione facendosi narratore di un evento conosciuto da pochi ma che racchiude in se alcune di quelle falle che sembrano caratterizzare ogni sistema giudiziario al mondo.
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