Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Una madre, un avvocato non molto brillante e un piccolo e obeso eroe permettono ancora una volta che non venga tradita la più gloriosa e perfetta delle Costituzioni: quella Americana!
Ultima fatica dell’infaticabile Clint, quasi novantenne, che sembra ormai dirigere a occhi chiusi, mettendo la sua invidiabile esperienza di cineasta, il suo gusto infallibilmente sobrio, al servizio del suo credo civile: l’amore per gli Stati Uniti, e per i valori della Costituzione americana, che da sempre garantisce la libertà di tutti i cittadini, nonostante le deviazioni interessate di governanti, magistrati, uomini della polizia e dell’esercito, che come tutti gli altri possono errare e peccare, ma che, infine, sono tenuti ad esserle fedeli e a rispettarla.
Rassomiglia all’altro suo eroe, Sully * Richard Jewell (Paul Walter Hauser) il generoso protagonista del film che era nel servizio d’ordine ad Atlanta, durante le Olimpiadi estive (1996), quando, di sorveglianza al Centennial Park il 27 luglio, aveva sventato un gravissimo attentato terroristico, che senza la sua vigilanza e la sua iniziativa coraggiosa avrebbe prodotto una strage.
Il vero terrorista, tale Eric Rudolph, aveva continuato a muoversi negli Stati Uniti del tutto indisturbato, mettendo ancora a segno tre attentati prima di essere individuato e arrestato, ma gli uomini della polizia locale e dell’FBI, nell’intento di assicurarsi encomi e promozioni, avevano cercato addossare al più presto la responsabilità del reato – con l’aiuto della TV e della stampa locale e nazionale – proprio a Richard, il reo buon uomo, che nel giro di due giorni era stato trasformato da eroe a traditore un po’ squilibrato, che aveva agito allo scopo di mettersi in mostra.
Meno ottuso di quanto la polizia avesse creduto, il povero Richard, da sempre bullizzato, per la sua obesità (veniva chiamato Omino Michelin), legatissimo alla madre, e anche collezionista di armi, aveva intuito un po’ tardivamente la trappola della polizia e aveva nominato il proprio avvocato nella persona di Watson Bryant (magnifico Sam Rockwell), un po’ pigro e un po’ dandy, ma fermamente convinto dell’innocenza del suo assistito che, infatti, sarebbe stato scagionato dopo qualche mese per mancanza di prove.
In ogni caso, determinante per la sua piena riabilitazione, agli occhi dell’opinione pubblica, sarebbe stato l’appello accorato di sua madre (Kathy Bates) in Tv, diretto a Bill Clinton, allora presidente, che con tutta la forza dell’amore per quell’unico, straordinario figlio (oh, my boy aveva esclamato fra sé quando le era arrivata la notizia dell’impresa eroica di Richard) onesto e buono, come ogni vero americano, aveva reclamato piena giustizia, per tornare a vivere nella dignitosa semplicità di sempre.
Ancora una volta Clint, utilizzando la vasta gamma di registri narrativi che padroneggia come pochi altri, alterna il racconto asciutto e cronachistico del dramma di Richard, con il racconto amaro delle oscure trame dei potenti per fini inconfessabili, impedendo lo scadere nel mélo grazie alla vigile ironia tanto più tagliente quanto più chiara appare la sproporzione fra l’enormità dell’accusa e le povere cose sequestrate nella modesta casa materna di Richard, dove persino i Tupperware di plastica, di uso casalingo, vengono portati via solennemente, come elementi probatori. Indimenticabili ed esilaranti scene, così come quelle della loro restituzione!
Non ha dubbi, dunque, il vecchio Clint di vivere nel migliore dei mondi possibili: basta attendere con paziente serenità che la verità si faccia strada. Purtroppo, com’è naturale, il mondo perfetto disegnato dalla più perfetta delle Costituzioni si scontra con la meschinità incorreggibile dell’animo umano! Non è colpa di Clint, però, se gli uomini sono così.
Un film da vedere.
*il valoroso pilota che aveva portato in salvo 155 persone con una rischiosa manovra nelle acque gelate dell’Hudson, animato esclusivamente dal senso del dovere
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