Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
USCITO AL CINEMA IL 16 GENNAIO 2020
VISTO AL CINEMA
In poche ore, passare da eroe nazionale che ha salvato la vita di decine di persone a mostro sanguinario da sbattere sulla prima pagina del giornale. È quanto, a partire dall’estate del 1996, accadde al vigilante, ex poliziotto, Richard Jewell. Sovrappeso, forse troppo zelante – in particolare nel suo lavoro di tutore dell’ordine – e dal tono di voce lezioso e un po’ saccente, Richard è un bravo ragazzo di trent’anni, informato un po’ su tutto e onesto fin nel midollo. Un classico figlio di mammà, che fatica a farsi accettare da una società come sempre più attenta alla superficie che alla profondità, soprattutto degli esseri umani.
Una sera, durante un concerto, per pura casualità il nostro eroe intercetta uno zaino abbandonato sotto una panchina all’interno del Centennial Olympic Park di Atlanta (Georgia), nei magici giorni in cui si svolsero le Olimpiadi estive. La sua puntigliosità lo spinge a lanciare quello che, in una manciata di drammatici minuti, si rivelerà il più motivato degli allarmi. Grazie a quello sbirro mancato, l’attentato bombarolo che comunque andò a segno, causò anziché una strage, la morte di due persone oltre a qualche decina di feriti. Da quell’esplosione, però, scaturì anche la rovina esistenziale del povero Jewel.
Questo bellissimo film (Richard Jewell il titolo, sia in italiano sia originale) del quasi infallibile e pluripremiato Clint Eastwood, è anche una storia del giornalismo più meschino e senza scrupoli, capace di esporre un uomo al pubblico ludibrio sulla base della più subdola e inconsistente delle soffiate. E in parallelo è la narrazione dell’inadeguatezza di cui, in alcuni casi, possono essere responsabili i tutori della legge e nello specifico i servizi di intelligence e sicurezza nazionale degli Usa, in questo caso l’FBI, che con una manciata di agenti presuntuosi, impreparati e frettolosi, disintegrò la serenità di un uomo e della sua famiglia.
Eastwood gira con maestria sulla base di uno script (Billy Ray) ispirato da un articolo di Vanity Fair pubblicato un anno dopo l’attentato di Atlanta e sul libro del 2019 The Suspect: An Olympic Bombing, the FBI, the Media e Richard Jewell, the Man Caught in the Middle di Kent Alexander e Kevin Salwen. Il regista statunitense, giunto alla soglia dei 92 anni (li compirà a maggio 2022), si attiene il più possibile ai fatti e regala allo spettatore un film di cronaca che non tralascia di analizzare anche le reazioni umane dei vari protagonisti. In questo modo il vecchio pistolero dei film di Sergio Leone assicura l’immedesimazione di chi guarda, in particolare con la dolorosa vicenda del protagonista interpretato da un ispiratissimo Paul Walter Hauser (qui nel suo ruolo più importante in assoluto, finora, e visto nel 2021 in Crudelia di Craig Gillespie).
Al fianco del protagonista giganteggia un Sam Rockwell (premio Oscar nel 2018 per la parte in Tre manifesti a Ebbing, Missouri) davvero in palla, che personifica l’avvocato caduto in disgrazia Watson Bryant il quale ritrova lo smalto dei bei tempi per difendere il vecchio amico travolto dai marosi di una vicenda devastante. Sempre toccante l’interpretazione della settantatreenne Kathy Bates (l’indimenticata, inquietante Annie dell’ormai cult Misery non deve morire che le valse l’Oscar nel 1991), nei panni della mamma dello sfortunato e spesso spaesato Richard. Nota di merito per Olivia Wilde (apprezzata nel 2018 in La vita in un attimo al fianco di Oscar Isaac), molto efficace nel ruolo della giornalista senza scrupoli che per uno scoop basato sul nulla è disposta a vendere sé stessa e, soprattutto, la vita di un malcapitato.
Un film consigliatissimo a chiunque, per una parentesi di cinema di alto livello e per imparare qualcosa di un fatto realmente accaduto ma, soprattutto, per capire meglio alcuni meccanismi perversi che regolano la società del mondo occidentale. Voto 8,9.
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