Regia di Alan Rudolph vedi scheda film
Elaborare su grande schermo deliri introspettivi e proiezioni della mente, è impresa quasi impossibile. Nemmeno gli strabilianti effetti speciali d’oggi riescono a togliere la sensazione che manchi sempre qualcosa, o che gli autori cadano (involontariamente) nel ridicolo. Chi si avvicina, impressiona a metà: bastino per tutti i film di Terry Gilliam, ingegnosi e idioti allo stesso tempo, così vicini alla sublime falsità (quindi quasi veri) e così lontani dalle reali intenzioni. Non a caso, “La colazione dei campioni” (simbolo del benessere) ricorda a tratti “Paura e delirio a Las Vegas”. Ma sono solo attimi: Rudolph, allievo raccomandato da Altman, dopo avere coltivato per 20 anni l’idea di trasporre uno dei romanzi cult della controcultura americana, naufraga alla stregua dei personaggi inventati dall’autore del libro, Kurt Vonnegut, uomini e donne impastati dal Sogno Americano filtrato attraverso i miraggi della televisione. Il pentito Bruce Willis produce e interpreta questo film indipendente dalle ambizioni altissime (la forza della parola scritta contro gli abbagli dell’apparenza effimera) facendo il verso al se stesso di “La morte ti fa bella” e tentando di smontare (metaforizzandolo) il proprio mito.
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