Regia di Alan Rudolph vedi scheda film
Impossibile portare la scrittura rapsodica e carica di inneschi grotteschi, stravaganze e umorismo nero di Kurt Vonnegut all'interno di un film. Lo dimostrano Mattatoio 5, La regola del sospetto e questo La colazione dei campioni, che più strambo non si potrebbe. Il regista Alan Rudolph - che nel curriculum annovera prove scialbe come Welcome to Los Angeles e L'ombra del testimone - ci mette tanta buona volontà e cerca di colmare lo scarto tra pagina scritta e racconto filmato con una manciata di intuizioni fumettistiche che valgono al film mezza stelletta in più. Il resto è paccottiglia senza capo né coda, con cui si tenta di mettere insieme l'incontro, che arriva al termine di un intreccio narrativamente distinto, tra un notissimo venditore di auto della tv di Midland City con aspirazioni suicide (Willis) e un ex scrittore di successo ridotto in miseria ma chiamato a presenziare, quale ospite d'onore, al primo Festival delle Arti della città (Finney). Per entrambi arriverà una rinascita. Le due vicende sono nettamente sbilanciate dalla parte del primo, gli attori fuori parte e viene da domandarsi quali valutazioni avrebbe suscitato il film se dietro non ci fosse stata la firma di Vonnegut.
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