Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Non è sicuramente per tutti i gusti, forse non è neanche uno di quei film che amo con partecipazione, e per nessuno è adatto ad un sabato sera tra amici, ma non si può negare che questa sia una pellicola perfetta. Per il rigore, l'essenzialità e la recitazione degli attori ricorda le opere di Robert Bresson. I personaggi, infatti, sono come vagamente trasognati o assenti, e guardano fisso davanti a sé mentre parlano. La più apatica, come staccata dall'ambiente, è la stessa Gertrud, quando la sua apatia non è altro che un'enorme tristezza che si porta dentro per le sue ambizioni sentimentali frustrate. Quello che desidera lei è essere amata da un uomo in modo serio e totale, e prendere il primo posto nella sua vita. Invece ha incontrato uomini che l'hanno amata in modo relativo e parziale. Il marito e l'ex innamorato, ai quali pure piaceva, erano però troppo troppo dediti alla carriera, e nel loro cuore questa veniva prima di lei. O forse meglio erano come ipnotizzati dalla carriera e dal desiderio di ottenere prestigio nel mondo, e per questo hanno messo in secondo piano l'amore. Queste sono quelle scelte di cui prima o dopo si pentono tutti: anche loro, benché in modo e misura diversi, si sono pentiti. Alla fine l'idolo "carriera" si rivela una truffa e ora non resta che l'amarezza, la solitudine, e la tardiva consapevolezza dell'errore.
A fianco di marito ed ex fidanzato c'è il pianista, tipico seduttore che ambisce alla conquista, alla soddisfazione del desiderio fisico, ma non ama veramente nessuna, e anzi butta via le donne dopo aver ottenuto ciò che voleva. Gertrud, che è sempre al centro del film come vuole il titolo, si trova in modo diverso delusa da questi tre uomini. Paradossalmente, quello che ha amato poco o per niente è proprio il marito, che ha sposato solo per soddisfare i sensi. Un errore, quindi, lo ha fatto anche lei.
Questo film è anche un profondo studio sulla natura dell'amore, e su come l'egoismo e i falsi valori del mondo lo danneggino in modo irrimediabile. Il regista cerca anche di mettere a fuoco la divisione - che non dovrebbe sussistere o essere assecondata - tra amore anche sentimentale o solo fisico. Forse Dreyer sostiene che bisognerebbe avere il coraggio di resistere ai sensi quando il cuore non riceve la sua parte. La quadratura del cerchio sembra impossibile o quasi.
Lunghi dialoghi impegnativi, piani sequenza, pochi movimenti di macchina, interni spogli e scarni, un'atmosfera astratta e rarefatta. Potrebbe essere un presuntuoso polpettone d'autore, ma è un capolavoro, che infatti sta in piedi benissimo e non ha smagliature, nonostante l'impegno che ci vuole per seguirlo. Solo i grandi riescono in queste imprese. PS: le musiche malinconiche e dolenti si intonano perfettamente a tutto il resto.
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