Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Testamento spirituale di uno dei piu' grandi asceti della storia del cinema. Film complesso, dreyeriano al cento per cento, che ruota attorno al tema dell'Amore e della sua indispensabilita', affrontando al contempo (in maniera coerente ed organica) altri temi come la Morte, la liberta', il fato, l'Arte, la memoria, il rimpianto. E' forse il film piu' bergmaniano, ateo e disperato del maestro danese: un poema di abissale tristezza sul male di vivere, l'apatia, l'indifferenza, l'incomunicabilita'. La messinscena (rozzamente definita "teatraleggiante" dai suoi detrattori), dall'alto della sua scarna purezza e della sua solenne austerita', riesce a evitare la retorica e a limitare le pesantezze che gli slanci poetici e i risvolti simbolico-filosofici avrebbero' potuto arrecare al film. Gertrud e' una Giovanna D'Arco dei nostri tempi, un'eretica delle convenzioni sociali, una martire che opta eroicamente per la solitudine, opponendosi al suo ruolo di attrice in quel teatrino dell'assurdo che e' la vita di coppia. Gertrud e' un'asceta. Proprio come Dreyer.
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