Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
A mio modesto parere "Gertrud" non è né un capolavoro (Mereghetti) né una ciofeca (Grazzini), ma un buon film di un grande autore che ha fatto di meglio. Nella storia di Gertrud, moglie di un grande avvocato in procinto di diventare ministro, vi sono echi della "Casa di bambola" di Ibsen, anche se la trama proviene da un dramma dello svedese Hjalmar Söderberg. Ed infatti l'impianto del film è imprescindibilmente teatrale: e sono proprio le parti più teatrali ad essere le migliori (ad esempio il colloquio d'addio tra Gertrud ed Erland). Ma proprio le parti più peculiarmente teatrali fanno il bello e il cattivo tempo in "Gertrud": il bello quando vengono pronunciate battute che toccano nel profondo; il brutto quando i personaggi sono inutilmente filosofeggianti. Quando poi Dreyer cerca di "cinematografare" il testo teatrale, magari attraverso inutili flashback, il film cade di tono. Ma "Gertrud" resta comunque una prova d'autore, il film di un anziano regista, ma non, come disse Grazzini, "il film di un regista vecchio", un regista che ci parla dei tormenti dell'animo umano, con il ritratto di questa donna non più giovanissima che, a causa dei suoi uomini egoisti e filistei, non crede più nell'amore, né tantomeno in Dio, e si rifugia nei propri sensi. Ma proprio questi, che tanto l'hanno fatta soffrire, le fanno scoprire che quello che conta veramente è l'amore: Gertrud si domanda «Sono felice?» e si risponde «No, però ho amato» e vuole che sulla sua lapide siano incise le parole "Amor Omnia", l'amore è tutto. E se il film, nonostante i suoi difetti, si può dire comunque riuscito, il merito è anche di un terzetto d'attori in stato di grazia, a cominciare da Nina Pens Rode che sembra recitare in trance, senza mai guardare in faccia gli uomini del film (ovviamente per scelta registica), salvo nel colloquio finale con Axel. Ma non si dimentichi l'apporto di Ebbe Rode (marito di Nina nella vita) che fa Gabriel con atteggiamenti da esteta e rimorsi da fallito, e Bendt Rothe che interpreta Gustav e la sua malcelata e aristocratica rabbia da perdente.
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