Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Splendida parabola spirituale e ugualmente terrena, umana: Dreyer scopre l'astrattezza e il trascendente negli interni essenziali e ordinatissimi, negli esterni inquieti, nella compostezza e nella simmetria, come nella sequenza della veglia alla defunta: il corpo è il centro, la linea unificatrice, è il fulcro simbolico che attrae a sé il significato morale e spirituale del film, ricollegandosi all'immagine della Bibbia.
In Ordet la pazzia di Johannes (simbolo del Cristo) è la verità, è l'onestà, la bontà e l'umiltà. Il rigore di Dreyer è un rigore che sconfina nell'emozione e nella commozione più intensa quando avviene il miracolo necessario della resurrezione, e quando Petersen va a riconciliarsi con i Borgen portando in sposa la figlia Anna ad Anders.
Ulteriore nota importante è la presenza di una sottile ironia che non stona assolutamente, altro miracolo (vedi per esempio il confronto tra i due capi famiglia).
Musiche intense di Poul Schierbeck presenti solo quando strettamente necessarie, altro esempio di saggio rigore dreyeriano.
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