Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
La giustizia umana è un'imponente costruzione della storia, che si frappone drammaticamente tra Dio e l'uomo, gettando un'ombra sinistra sulla Terra, ed impedendo di guardare serenamente al Cielo. La caccia alle streghe è un grottesco sottoprodotto del tentativo di coartare la legge divina nei tortuosi vicoli della mente umana: ciò che si sottrae alle logiche comuni non ha spazio nella rigida cosmologia del bene prescritto per dogma. La scure del giudizio dettato dalla Bibbia si abbatte impietosamente, indifferente alle sfumature ed alle ragioni – anche quelle dell'amore - che vengono da dentro. La condanna subita in questo film da Martha di Herlof non ha il carattere viscerale de la "Passione di Giovanna d'Arco", in cui è la carne dei giurati, inflaccidita dalla passività, a sbagliare e a odiare. In "Dies irae" la giustizia ha l'asciuttezza di un sistema intellettuale ed un apparato burocratico, che funzionano secondo regole meccaniche, nell'assenza di pietà, ma anche di rancore. Il peccato è la verità proibita (in qualsiasi senso) che emerge dalla spontaneità dell'anima, ma che non si inserisce negli schemi, generando un doloroso attrito. Male è, indistintamente, ogni atto che infranga un codice costituito a posteriori, indipendentemente dal fatto che esso ferisca o meno il cuore. Ma l'incapacità di distinguere ciò che è male nella forma, ossia per definizione, da ciò che è male autentico, nella sostanza, induce, di riflesso, l'impossibilità di vedere il bene. E allora l'unico criterio rimane quello squallido e utilitaristico del vantaggio personale. Questa è la strada senza uscita in cui i protagonisti del film rimangono per sempre intrappolati; è l'inferno in terra, il dies irae che precede la morte, anticipandone l'eterna e totale oscurità.
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