Regia di Giorgio Panariello vedi scheda film
Giorgio Panariello ha avuto una carriera che in teatro e nella tv generalista polarizzava una folta schiera di fan. Personalmente non ho sempre gradito le sue esibizioni, le quali somigliavano sovente a un incrocio tra l’avanspettacolo semplicistico e la farsa da bagaglino; ricordo comunque che nel periodo di picco della popolarità del comico fiorentino parecchi dei miei amici di scuola ne apprezzavano l'irriverenza sbarazzina, esuberante (de gustibus). Panariello e il cinema però non sono quasi mai andati d’accordo, fin dall’esordio, ovvero questo “Bagnomaria”, un lungometraggio dal tradizionale modello ad episodi che ripropone i numeri delle macchiette più famose (il tonto Merigo, il pr Pierre, il bizzoso ragazzino Simone e il bagnino Mario). La direzione moscia e una totale inadeguatezza nella gestione dei tempi sono gli elementi precorritori di tanta noia e pochissimi zinzini di diletto, a cui si affiancano un’estetica al limite dell’amatoriale e una recitazione grama dei caratteristi (prevedibile per l’Arcuri, ma vedere Ugo Pagliai, Gianna Giacchetti, Renzo Rinaldi o Mirella Falco usati così mette un po’ di tristezza). Ridicoli poi gli epiloghi con la gara d’apnea e la festa di paese all’insegna della prosaica “trasgressione”. Il campionario rimasticato di corbellature già sciorinate via etere vanifica ogni spunto apparentemente gustoso.
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