Regia di Brian Helgeland vedi scheda film
Terza versione cinematografica del romanzo The Hunter (1962)di Richard Stark, alias Donald E. Westlake (in Italia uscì per Mondadori con il titolo Anonima carogne): dopo il classico Senza un attimo di tregua diretto da John Boorman nel 1967 e un primo remake made in Hong Kong nel 1992 (Full Contact, diretto da Ringo Lam e interpretato da Chow Yun-fat) tocca ora allo sceneggiatore Brian Helgeland riproporre, per il proprio esordio alla regia, le vicende del rapinatore Parker, scatenato anti-eroe che anche qui, come nei film precedenti, cambia nome (e diventa Porter) ma non l'oggetto della sua caccia disperata, ovvero quei soliti e maledettissimi 70000 dollari.
Due ladri, Porter (Mel Gibson) e Val (Gregg Henry), mettono a segno una rapina da 140000 dollari: al momento di spartire il denaro, però, Val, con la complicità di Lynn (Deborah Unger), la moglie di Porter, si appropria del bottino e fugge convinto di aver ucciso il suo socio. Ma Porter si rimette in sesto e, affiancato soltanto dall'affascinante Rosie (Maria Bello), sua amica, ex amante e prostituta d'alto bordo, scatena la propria inesorabile vendetta innescando una danza sfrenata di ladri, piccoli boss di quartiere e mafiosi, tossici, prostitute, spacciatori, poliziotti corrotti e bande rivali.
Se l'originale Senza un attimo di tregua di John Boorman rileggeva la disillusione del suo protagonista nelle tinte sanguigne dell'action movie più crudele e incalzante, il remake di Helgeland ne offre un'interpretazione sempre cinica e amorale ma decisamente più ironica e giocosa, senza, comunque, nulla risparmiare in termini di azione e fracasso. Sorretto da un ritmo travolgente, squassato da adrenaliniche iniezioni di tensione (con, tra l'altro, alcune memorabili sequenze: dall'ultimo, tragico buco dell'eroinomane Deborah Unger all'incontro nel suo appartamento tra Mel Gibson e il giovane spacciatore, fino all'indimenticabile entrata in scena di Lucy Liu, in irresistibile versione sadomaso, mentre Gregg Henry, la sua vittima-amante, tenta di parlare al telefono), incorniciato dall'ottima fotografia di Ericson Core e contrappuntato dall'efficace colonna sonora di Chris Boardman, Payback - La rivincita di Porter si rivela, pur con i suoi eccessi, thriller riuscito e coinvolgente, soprattutto alla luce delle tribolate vicissitudini produttive che ne funestarono la lavorazione, causate principalmente dai dissidi tra Mel Gibson e Brian Helgeland, che alla fine venne allontanato dal set (successivamente riuscì comunque a realizzare il suo director's cut del film). Nel cast, oltre a un convincente Mel Gibson (ma il Lee Marvin di Senza un attimo di tregua è inarrivabile) e al fascino di Maria Bello, Deborah Unger e Lucy Liu, si segnalano le prestazioni efficaci di William Devane (è il boss Carter), di David Paymer, di Bill Duke e Jack Conley (la coppia di poliziotti corrotti) e le brevi apparizioni di Kris Kristofferson e dell'inossidabile James Coburn.
"Facemmo un patto: lei avrebbe smesso di battere e io di ammazzare la gente. Forse era un programma un po' ambizioso...".
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