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Payback

Regia di Brian Helgeland vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Payback

di FABIO1971
6 stelle

Terza versione cinematografica del romanzo The Hunter (1962)di Richard Stark, alias Donald E. Westlake (in Italia uscì per Mondadori con il titolo Anonima carogne): dopo il classico Senza un attimo di tregua diretto da John Boorman nel 1967 e un primo remake made in Hong Kong nel 1992 (Full Contact, diretto da Ringo Lam e interpretato da Chow Yun-fat) tocca ora allo sceneggiatore Brian Helgeland riproporre, per il proprio esordio alla regia, le vicende del rapinatore Parker, scatenato anti-eroe che anche qui, come nei film precedenti, cambia nome (e diventa Porter) ma non l'oggetto della sua caccia disperata, ovvero quei soliti e maledettissimi 70000 dollari.
Due ladri, Porter (Mel Gibson) e Val (Gregg Henry), mettono a segno una rapina da 140000 dollari: al momento di spartire il denaro, però, Val, con la complicità di Lynn (Deborah Unger), la moglie di Porter, si appropria del bottino e fugge convinto di aver ucciso il suo socio. Ma Porter si rimette in sesto e, affiancato soltanto dall'affascinante Rosie (Maria Bello), sua amica, ex amante e prostituta d'alto bordo, scatena la propria inesorabile vendetta innescando una danza sfrenata di ladri, piccoli boss di quartiere e mafiosi, tossici, prostitute, spacciatori, poliziotti corrotti e bande rivali.
Se l'originale Senza un attimo di tregua di John Boorman rileggeva la disillusione del suo protagonista nelle tinte sanguigne dell'action movie più crudele e incalzante, il remake di Helgeland ne offre un'interpretazione sempre cinica e amorale ma decisamente più ironica e giocosa, senza, comunque, nulla risparmiare in termini di azione e fracasso. Sorretto da un ritmo travolgente, squassato da adrenaliniche iniezioni di tensione (con, tra l'altro, alcune memorabili sequenze: dall'ultimo, tragico buco dell'eroinomane Deborah Unger all'incontro nel suo appartamento tra Mel Gibson e il giovane spacciatore, fino all'indimenticabile entrata in scena di Lucy Liu, in irresistibile versione sadomaso, mentre Gregg Henry, la sua vittima-amante, tenta di parlare al telefono), incorniciato dall'ottima fotografia di Ericson Core e contrappuntato dall'efficace colonna sonora di Chris Boardman, Payback - La rivincita di Porter si rivela, pur con i suoi eccessi, thriller riuscito e coinvolgente, soprattutto alla luce delle tribolate vicissitudini produttive che ne funestarono la lavorazione, causate principalmente dai dissidi tra Mel Gibson e Brian Helgeland, che alla fine venne allontanato dal set (successivamente riuscì comunque a realizzare il suo director's cut del film). Nel cast, oltre a un convincente Mel Gibson (ma il Lee Marvin di Senza un attimo di tregua è inarrivabile) e al fascino di Maria Bello, Deborah Unger e Lucy Liu, si segnalano le prestazioni efficaci di William Devane (è il boss Carter), di David Paymer, di Bill Duke e Jack Conley (la coppia di poliziotti corrotti) e le brevi apparizioni di Kris Kristofferson e dell'inossidabile James Coburn.
"Facemmo un patto: lei avrebbe smesso di battere e io di ammazzare la gente. Forse era un programma un po' ambizioso...".

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