Regia di John Lasseter vedi scheda film
Film dalle tematiche interessanti, forte di una sceneggiatura originale anche se creata a partire da grandi classici del cinema non animato.
Titolo di rilievo dell'animazione degli ultimi Novanta. A Bug's Life è un film che ho sempre trovato difficile da argomentare poiché riflette dei significati tanto profondi da essere quasi sempre ignorati, dati per scontati mentre scontati non sono affatto. Messo da parte il paragone con Z la formica - film sempre del 1998 ma prodotto dalla Dreamworks Animation - , l'idea di partenza del lungometraggio di Lasseter e Stanton [Wall-E, Alla ricerca di Nemo] è folgorante se interpretata con occhi adulti:
"Le formiche raccolgono il cibo, le cavallette mangiano il cibo", ovvero la legge del più forte adottata nel megaminimondo che, inevitabilmente, rispecchia la politica utilitarista propria del capitalismo più estremo [detto proprio in poche e pover(issim)e parole] nonché la natura umana più spietata ed impulsiva.
Nonostante ciò, dal punto di vista cinematografico A Bug's Life è prima di tutto un'impresa. Lasseter, da buon cinèfilo qual è, ha voluto adattare uno dei più amati e famosi classici della settima arte per dar vita al suo lungometraggio animato. Infatti, l'occhio di chiunque abbia visto almeno una volta I Sette Samurai di Kurosawa cascherà parecchio nell'apprezzare - o no - la trama principale del film in base ai molti rimandi che ne compongono il corpus narrativo. Enorme ed apprezzabilissima citazione a parte, che tuttavia toglie inevitabilmente un minimo di originalità all'opera in sé, la caratterizzazione dei personaggi del film ne corona l'audace sceneggiatura [si potrebbe anche fare un rimando a Fellini per "gli insetti da circo", meravigliosi nella loro messinscena].
Tecnicamente A Bug's Life non migliora la grafica di Toy Story. L'animazione in digitale, la fotografia e la qualità del rendering rimangono invariate in casa Pixar dal 1995 al 1998, particolarti che dall'anno successivo, con Toy Story 2, vedranno passi avanti soprattutto grazie alla regia di John Lasseter, che in quest'ultimo film rggiungerà la propria maturità stilistica anche se sempre e comunque molto affezionata al citazionismo.
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