Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Fin dal titolo siamo nell'autocitazione, quella di Film d'amore e d'anarchia..., ma anche nella citazione di Dramma della gelosia di Scola, con la Loren al posto della Vitti. C'è il siciliano, parlato dal ligure Giannini e dal romano Mastroianni, che si contendono la napoletana Titina, vedova del siciliano Angelino Paternò. Un casino, insomma, anche se non nel senso di quello di Film d'amore e d'anarchia. Ci si capisce poco in questo bailamme, ed è pure poco interessante, tanto che sembra quasi sprecato il gran lavoro dello scenografo Enrico Job (marito della regista) per ricostruire gli ambienti d'epoca. Dopo Pasqualino Settebellezze (1975), la Wertmüller aveva smarrito l'ispirazione più genuina e tentava soltanto di compiacere i suoi ammiratori d'oltreoceano con le solite litigate all'italiana, qualche sganassone e goffi gruppi laocoontici di uomini e donne che cercano di darsele di santa ragione. Ma qui il grottesco prende il sopravvento e non funziona quasi niente.
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