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Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova...

Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova...

di axe
7 stelle

Entroterra siciliano, inizio anni '20 del XX Secolo. Titina rimane vedova a seguito dell'assassinio del marito da parte di Vito Acicatena, uno sgherro al servizio dei latifondisti locali. Pur essendo nota la sua responsabilità, il colpevole non è condannato a causa di omertà della comunità. Alla riapertura del caso mira Rosario Maria Spallone, avvocato ed attivista socialista, sia per motivi politici, sia in virtù dell'infatuazione per l'ancora piacente vedova. Alla donna, altera e sdegnata per le recenti sventure, ciò non interessa; tuttavia, si concede a Spallone, dopo che egli la salva da un tentativo di violenza posto in essere da Acicatena. Poco tempo dopo, giunge in paese Nick, un parente del defunto marito di Titina, il quale ha fatto fortuna in America con violenza e malaffare. Egli s'invaghisce di Titina, circuendola ed entrando in conflitto con Spallone. Tra i tre personaggi s'instaura un rapporto ambiguo. La situazione precipita a seguito di uno scontro con Acicatena, il quale ha indossato la camicia nera e s'è posto a capo di una squadraccia fascista. Lina Wertmuller dirige un dramma a tinte forti, collocandolo in un contesto ambientale e sociale privo di speranze. La terra di Sicilia è avara di risorse per la sua popolazione, sfruttata da proprietari terrieri e "padroni" d'ogni sorta. Sfuggono a questa sorte gli emigranti, diretti verso l'ignoto - l'America, foriera di opportunità o sorte ancora peggiore - pochi benestanti, per "diritto di nascita"; prepotenti vari, i quali colgono l'occasione offerta dall'ascesa di Mussolini per indossare le divise fasciste, le quali garantiscono l'impunità per le loro varie malefatte, commesse con la complicità e nell'interesse dei notabili locali, inquietati dal precedente diffondersi di idee socialiste. La regista è dunque molto pessimista; a questo fosco quadro s'aggiunge la scarsa considerazione per i "resistenti". Contro "padroni" e loro bravacci, nulla possono i pochi oppositori, ideologicamente divisi, e pronti ad agire quasi esclusivamente su un piano ideale. Il co-protagonista Spallone, intellettuale ed idealista, si muove su più fronti e su tutti fallisce; non riesce a scuotere le coscienze dei concittadini - del resto, è personaggio poco credibili per gli "ultimi", essendo un rampollo della ricca borghesìa locale - ne' ha fortuna lontano dalla sua terra. E' duramente umiliato da Acicatena e sceglie di rispondere sanguinosamente, vedendo precluse altre possibilità. Nelle lunghe e violente sequenze d'epilogo, trova un compagno in Nick, contrabbandiere ed assassino d'oltreoceano, uomo d'azione e d'indole ben diversa. I due uomini competono per Titina, una donna la quale si trova nelle condizioni di dover scegliere tra l'uno o l'altro. Ed ella sceglie ... entrambe; accade poichè Spallone e Nick sono, in realtà, complementari. Idealista, tenero, il primo; rude, materiale il secondo. Amante, l'avvocato ed intellettuale; marito - secondo la tradizione del contesto sociale - l'avventuriero. Nick e Spallone, pur nel loro disaccordo, ben reso in una serie di incontri-scontri (memorabile la sfida al tavolo da gioco, durante la quale il contrabbandiere infligge una dura umiliazione all'intellettuale), finiscono per far fronte congiunto al fine di combattere un nemico comune e salvare, non tanto loro, quanto Titina, e tutto ciò che ella rappresenta, la vita che porta in grembo, simbolo di speranza. Gli uomini non sopravvivono, alla donna è concessa una possibilità. Spallone è interpretato da Marcello Mastroianni; Nick da un Giancarlo Giannini, a suo agio nell'inquieto ruolo che la regista è solita assegnargli. Sophia Loren è Titina, una donna dell'animo indurito - ciò è espresso anche dal trucco che le segna gli occhi - sotto la cui "scorza" batte un cuore desideroso di vita, di emozioni. Turri Ferro è il massiccio e prepotente Vito Acicatena. Lina Wertmuller utilizza toni grotteschi (espressi anche mediante la colonna sonora) a tratti quasi da commedia; i contenuti sono tuttavia molto drammatici, tragici. Secoli di Storia, le cui testimonianze sono offerte dai ruderi affioranti qua e là nelle campagne, ne sono altrettanti di sofferenza per un popolo destinato a vivere nelle difficoltà; a strappare alla terra risorse di cui altri, in massima parte godranno; la popolazione locale non percepisce che le briciole e sulla sua povertà altri prosperano. Qualcuno mira ad una sorte migliore, utilizzando la forza delle idee o aprendosi la strada con le armi; ma il 1922 non è stato anno propizio per tali speranze. Consiglio il film a chi apprezza lo stile della regista romana; uno spettatore "casuale", si predisponga per ... emozioni forti ! 

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