Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Film trasgressivo e bislacco, ma di culto che omaggia e riproduce fedelmente sullo schermo il romanzo "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S.Thompson che inventò il noto giornalismo "Gonzo" (un tipo di scrittura che mescola lo stile del giornalismo tradizionale con pensieri, idee ed impressioni personali).
Ambientato nel periodo hippy americano, durante gli anni della guerra del Vietman, possiede una trama esile che ha una narrazione particolarmente logorroica composta per la maggior parte da dialoghi e monologhi stravaganti, ma anche parecchio ironici. Richiede più di una visione per poter essere capito, ma è qualcosa di molto originale che difficilmente si dimentica. Propone una serie di avventure assurde e grottesche vissute dal giornalista Raoul Duke (il Dr. Gonzo) ed un suo amico durante il loro viaggio a Las Vegas.
Tra visite sfortunate al gran Casinò della città, sperimentazione di droghe, eccessi di ogni tipo, riflessioni eccentriche e dissennate, visioni psicotrope che non possono non divertire e situazioni spesso al limite del surrealismo, il film si barcamena attraverso uno stile alienante che non segue alcuna regola o morale e che soprattutto privo di un filo logico conduttore, potrebbe apparire sconclusionato e non convincere molto chi non tollera le storie senza nè capo nè coda, eppure il suo pregio migliore è proprio quello d'essere allucinato e sconclusionato perchè almeno così tutte le follie che illustra e racconta, non devono essere necessariamente chiarite, spiegate o risolte. Alcune sequenze sono davvero da antologia e fanno morire dal ridere (ad esempio quella in cui un poliziotto ferma Duke per eccesso di velocità mentre era alla guida della sua macchina e lo mette in una posizione tale da dover accettare le sue advances e di essere "seviziato" pur d'essere poi lasciato libero di andare, oppure quella al convegno in cui Duke assiste a dei discorsi inverosimili sul sesso e sembra sconcertato da un uomo ed una donna di mezz'età che praticano indifferenti dietro di lui il french kissing come fossero due adolescenti o ancora tutte le scene con protagonista Lucy), ma il merito va soprattutto al grandioso duetto tra Johnny Depp e Benicio Del Toro, entrambi irriconoscibili e bravissimi. (Depp trascorse alcuni mesi con Thompson per studiare ed imparare il suo modo di muoversi e di parlare mettendo quindi in atto una tecnica recitativa per lui inedita, fatta di tic, sorrisetti maniacali e sguardo allucinato).
Ha fatto un buon lavoro, molto originale, visionario ed in linea con il libro di Thompson.
Ha degli occhialoni e la sigaretta in bocca per tutto il tempo del film più o meno, dimagrito e col capo semi-calvo non sembra neanche lui e riesce ad imitare piuttosto bene il suo idolo Hunter Thompson di cui divenne grande amico.
Eccezionale e basico.
Se l'è cavata.
Presenza inutile.
Apparizione breve, ma efficace quanto basta. Brava.
Carina.
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