Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Tre episodi ambientati a Parigi e inframmezzati dalle musiche di due cantanti da strada: una ragazza cerca di scoprire se il fidanzato frequenta un’altra e se il giovane a cui ha dato un appuntamento è un ladro o no; un uomo e una donna già impegnata fanno una serie di platoniche passeggiate, e proprio quando lei decide di cedergli scopre che il compagno la tradisce; un pittore è incerto fra una studentessa svedese e la moglie di un editore d’arte. Un Rohmer deliziosamente minore, che torna sui consueti temi assemblando tre storie probabilmente troppo esili per reggere da sole un intero film (e infatti i loro meccanismi possono ricordare un cortometraggio come La fornaia di Monceau): storie di incontri casuali e incontri mancati, di infedeltà, di corteggiamenti multipli e di disillusioni finali. I personaggi sono figurine che si muovono all’interno di un gioco delle parti di esemplare schematicità (quelli del primo episodio hanno addirittura nomi da teatro seicentesco: Esther, Horace, Aricie, Hermione), e risultano tanto ambigui da minare alla base la loro credibilità: in nessuno dei tre casi si può essere certi che la versione dei fatti presentata corrisponda alla verità. Per chi non ha visto nulla di Rohmer, il film può servire come una sintesi del suo cinema; per gli appassionati, è una piacevole rivisitazione di cose già viste e riviste. In ogni caso, come il pittore, anche lo spettatore può dire di non aver perso il proprio tempo.
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