Regia di Martin Brest vedi scheda film
Lento, ovvio, si salvano solo scenografia e fotografia.
Tutto il film è pervaso da una fastidiosa sensazione di "scrittura tra le righe", sembra quasi che ci si vergogni dell'ovvietà della trama e dei personaggi, camuffandola con metafore poetiche, mai chiare, mai inequivoche. I bellissimi occhi di Claire Forlani restano miopi ed inespressivi per tutto il film; Hopkins imbriglia con forza il suo talento in una recitazione sottotono per non risaltare troppo (ma poi perchè?); Pritt è perfetto come manichino ma, forse, lo richiedeva il ruolo, visto che l'entità che interpreta è nuova nella incarnazione in un corpo umano. Il film è ispirato ad un'opera teatrale nota e ad un film già realizzato nel 1934, ma l'effetto soporifero è dovuto solo alla scelta del regista di spianare i tempi e rallentare il ritmo. Magari tagliando qualche scena e accellerando i dialoghi poteva uscirne qualcosa di buono o addirittura avvincente. Così com'è, lo spettatore non capisce nemmeno se sta guardando una commedia o una tragedia greca (con tutto il rispetto). Tuttavia, se non l'avete mai visto, sforzatevi di guardarlo fino alla fine, perchè le scenografie e la fotografia meritano qualcosa. Poi, archiviate e dimenticate.
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