Regia di Paul Greengrass vedi scheda film
Se, nonostante le molteplici traversie abbattutesi sull’umanità nel corso dei secoli, la speranza non è mai stata smarrita definitivamente, lo dobbiamo a tutti quegli individui che gettano regolarmente il cuore oltre l’ostacolo, senza farselo ripetere due volte né tanto meno girandosi dall’altra parte quando incontrano qualcuno in difficoltà, abbandonato da tutti a un destino amaro. Persone che antepongono il bisogno altrui al proprio, che non tornano sui propri passi e guardano sempre in avanti, anche quando il confine che stanno per varcare consiglierebbe di desistere, di gettare la spugna.
Talvolta, siffatto coraggio è ricompensato con il migliore dei premi, come avviene in News of the world, un western on the road dal respiro misurato che dialoga apertamente, e in maniera costruttiva, con il presente.
Texas, 1870. Il capitano Jefferson Kyle Kidd (Tom Hanks) girovaga da una comunità all’altra per raccontare agli ignari cittadini quanto sta avvenendo nel resto della nazione. Durante uno spostamento, s’imbatte in Johanna (Helena Zengel), un’orfana decenne di origine tedesca, cresciuta da una tribù di indiani e da poco liberata dai soldati.
Dato che nessuno ha intenzione di aiutarla, Kidd decide di assumersi l’incarico di condurla dai suoi zii, affrontando un viaggio di circa 400 chilometri, pronto ad affrontare le insidie di un territorio variegato, ancora lontano dall’essere conquistato dalla civiltà.
Nonostante le apparenti differenze, tra i due nascerà un rapporto sincero, che consentirà a entrambi di affrontare i demoni prodotti da un vissuto tormentato.
News of the world è contraddistinto dalla seconda collaborazione tra Paul Greengrass e Tom Hanks dopo Captain Phillips – Attacco in mare aperto e rappresenta per il regista britannico un capitolo inedito nella sua filmografia, non tanto per il genere affrontato, quanto per le caratteristiche salienti della pellicola. Infatti, abbandona il montaggio frenetico che ha scandito i suoi action adrenalinici (Jason Bourne), così come la tensione nervosa e all’ultimo respiro delle sue opere ad alto quoziente drammatico (United 93) che l’hanno reso popolare, per addentrarsi in una dimensione più intima, che costruisce con pazienza.
Segnatamente, imbastisce un lungo viaggio attraverso terre ostili, divisioni insanabili e tempi travagliati, dando ampio risalto all’importanza dell’informazione e alla conoscenza, con la solidarietà costretta a fronteggiare sacche di odio dure a morire, orticelli delimitati che non hanno alcuna intenzione di rispettare le nuove regole. Una sfida inclusiva che deve fare i conti con ferite non ancora cicatrizzate, ricordi troppo vivi per essere cancellati e successivamente riscritti, con un’improbabile unione di due personalità incastonata in uno scenario avverso.
Se la disposizione complessiva propone una lettura facilitata - dai connotati trasparenti e con snodi dalle risoluzioni tanto pericolanti quanto prevedibili - al punto di apparire programmatica, il rapporto tra un capitano logorato e una bambina selvatica è descritto con un tatto inappuntabile, così da permettere l’emersione di valori inconfutabili.
Una considerevole parte del merito va ricondotta alla chimica creatasi tra i due protagonisti. Tom Hanks assicura una statura morale immacolata ed è – come sempre - rassicurante, mentre Helena Zengel è una piacevole rivelazione, spontanea e magnetica nella definizione di un carattere non addomesticato.
Detto che News of the world è pregno di significati e suggerisce allo spettatore di mettersi in discussione, è anche vero che rimane situato a metà del guado tra la contemplazione dello spirito e un desiderio di maggiore mobilità (peraltro scarsamente valorizzata nelle due occasioni più concitate), con personaggi secondari monodimensionali e un finale scritto in calce già dopo pochi minuti dall’avvio.
Rimane comunque un film stimolante, rassodato da un primum movens di grande utilità. Marcia verso la salvezza dell’anima pur senza vantare un rendimento encomiabile, con l’altruismo e la responsabilità che combattono una semantica balbettante, il contenuto morale che contrasta uno svolgimento troppo diligente, compilativo e accademico, rinforzato da standard produttivi decisamente elevati, a partire dalla fotografia di Dariusz Wolski (Dark city, Sopravvissuto – The martian), che non ammette neanche una minima sbavatura.
Ragionevole e gratificante.
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