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L'uomo lupo

Regia di George Waggner vedi scheda film

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La recensione su L'uomo lupo

di undying
5 stelle

Un classico non esente da difetti, dovuti a modifiche sulla sceneggiatura originale e a interpretazioni poco efficaci, a cominciare da quella dello stesso Lon Chaney Jr. Ottime le figure marginali, rese da magnifiche presenze sceniche (Claude Rains e Maria Ouspenskaya).

 

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A seguito della morte del fratello, Larry Talbot (Lon Chaney Jr.) ritorna alla casa di famiglia, molto bene accolto dal padre John (Claude Rains). Larry conosce la graziosa commessa Gwen (Evelyn Ankers), che prontamente accetta un invito, pur essendo fidanzata, dandosi disponibile per visitare un parco nomadi dove opera un veggente. Proprio mentre decide di farsi leggere la mano da Bela (Bela Lugosi), un lupo aggredisce l'amica di Gwen e ferisce Larry, precipitatosi nel bosco per soccorrerla. Al posto del lupo, un altro corpo però giace nel terreno, quello del veggente. La zingara Maleva (Maria Ouspenskaya), madre di Bela, dona un ciondolo protettivo a Larry, avvisandolo di guardarsi dalla luna piena. Da quel momento Larry inizia a credere alle leggende sui lupi mannari, molto diffusa in paese. Preoccupato per la salute del figlio, John lo affida alle cure di un medico convinto che Larry stia vivendo una fase di schizofrenia, nello specifico orientata verso una malattia mentale definita clinicamente "licantropia". Alcuni indizi, tra i quali un bastone con una testa di lupo d'argento come manico, lasciano intendere che la morte di Bela possa essere da attribuire a Larry.

 

"La strada che hai percorso era spinosa, anche se non per colpa tua. Ma come la pioggia penetra nella terra e come il fiume sfocia nel mare, così le nostre lacrime scorrono per una fine predestinata." (Maleva)

 

Lon Chaney jr., Evelyn Ankers

L'uomo lupo (1941): Lon Chaney jr., Evelyn Ankers

 

Dopo il modesto Il segreto del Tibet (1935), l'Universal torna a proporre il personaggio del licantropo in quello che è considerato titolo fondamentale nella iconografia horror della casa. L'uomo lupo è l'ultimo personaggio che si colloca di diritto nel trittico di mostri sacri della cinematografia horror in bianco e nero - assieme a Dracula (Tod Browning, 1931) e Frankenstein (James Whale, 1931) - destinato a riscuotere grande successo. Tanto da contare altri quattro seguiti, nei quali il licantropo è costretto a sovrapporsi con le le altre due stars del terrore. E' anche il film preferito da Chaney Jr. in quanto strettamente legato alla sua interpretazione (come Dracula per Lugosi o il mostro di Frankenstein per Karloff). La sceneggiatura di Curt Siodmak, sostanzialmente differente da quella originale [1], viene portata sullo schermo sfruttando alla perfezione ambientazioni nebbiose e boschive (create però in teatro). La paura, più che sorgere da effetti speciali dati da sovrapposizioni d'immagini (nient'affatto banali per l'epoca) e giochi di luce, è suggerita dalla metafora cui il film rimanda: la personalità dell'individuo, sdoppiata al chiaror di luna.

 

Lon Chaney jr.

L'uomo lupo (1941): Lon Chaney jr.

 

Il film però procede per accostamenti e sviste: Bela quando è trasformato in licantropo ha la sembianza di un lupo, mentre Larry Talbot sotto metamorfosi cammina a due zampe, avendo aspetto ibrido tra l'uomo e la bestia; Il veggente, consapevole di essere un lupo mannaro, in prossimità della metamorfosi si presta a leggere la mano ai clienti; la luna piena non viene mai inquadrata (!); si sente ululare la creatura (sul finale, quando sta per aggredire Gwen) ma la si vede in posa muta e a bocca chiusa. Pure Lon Chaney Jr. (come il resto del cast, ad eccezione di Claude Rains e della Ouspenskaya) offre una interpretazione maldestra, eccessivamente artefatta (le scene dei pianti e gli scatti meccanici). Artificiali poi appaiono le scenografie, con alberi collocati in teatro di scena e vampate di fumo a rappresentare la nebbia. Pessimo poi il doppiaggio italiano di metà anni '70, quello con Roberto Malaspina (celebre alter ego vocale di Actarus in Atlas Ufo Robot) intento a prestare la voce a Chaney.

Al centro di citazioni ripetute (celeberrime quelle del 1981, sia ne Un lupo mannaro americano a Londra che ne L'ululato) e terribili remake di nuovo millennio, tipo l'inguardabile Wolfman (Joe Johnston, 2010), L'uomo lupo resta un classico, ma divenuto tale in virtù di una fortunata serie di coincidenze e circostanze che hanno reso mitico un prodotto tutto sommato piuttosto mediocre.

 

"Anche l'uomo che ha puro il suo cuore - e ogni giorno si raccoglie in preghiera - può diventare lupo, se fiorisce l'aconito e la luna piena splende la sera."

 

Maria Ouspenskaya, Lon Chaney jr.

L'uomo lupo (1941): Maria Ouspenskaya, Lon Chaney jr.

 

Maria Ouspenskaya: talentuosa superstiziosa in fuga dall'URSS

 

Il vero fenomeno che appare nel film è una donna, ovvero la zingara che resta impressa come unica figura veramente efficace e degna di attenzione. A darle voce e presenza è Maria Ouspenskaya (1876–1949). A cavallo del 1900 Maria studia canto al Conservatorio di Varsavia e si impegna alla Scuola di recitazione di Adasheff a Mosca. Inizia a praticare la recitazione come attrice in tournée nelle province russe. Successivamente entra a far parte del Moscow Art Theatre. Ed è qui che lavora, per la prima volta, sotto la direzione del grande Konstantin Stanislavskij, il cui "Metodo" interpretativo avrebbe continuato a promuovere per il resto della sua vita. Nel 1922 si trasferisce in America dove approda all'Art Theatre. Torna in Russia ma il suo cuore è ormai stato rapito dalla bandiera a stelle e strisce, tanto da disertare e stabilirsi negli Stati Uniti dove diventa un'attrice dominante di Broadway, per oltre un decennio, fino a quando nel 1929 fonda la School of Dramatic Art di New York. Per garantire i fondi alla scuola accetta di recitare nel suo primo film di Hollywood, Infedeltà (1936). In precedenza aveva partecipato a poche pellicole mute in Russia. Continua a lavorare come attrice in America, risaltando per una recitazione superiore alla media. La Ouspenskaya diventa presto celebre anche per una vera ossessione astrologica, che la spinge a dipendere psicologicamente dai pronostici delle stelle. Rimane infatti, quasi quotidianamente, in contatto con l'astrologo del Times, Carroll Righter, che le consiglia i periodi migliori per recitare ma anche le suggerisce i momenti adatti sui tempi e luoghi da visitare in occasione di lunghi viaggi. Maria è poco apprezzata per questa sua mania - e pare per un carattere decisamente capriccioso - dalla maggior parte dei cast e delle troupe con le quali lavora. Eppure ha sempre dato il meglio di sè sulle scene, sia in occasione di grandi classici - Un grande amore (1939), Il ponte di Waterloo (1940) - sia quando all'opera per b-movies tipo Mystery of Marie Roget (1942) o Tarzan e le amazzoni (1945). Rimane particolarmente celebre per essere apparsa nell'ultimo famoso film horror della Universal, L'uomo lupo (1941) e nell'interessante Frankenstein contro l'uomo lupo (1943). Fumatrice accanita, si addormenta a letto con una sigaretta accesa alla fine di novembre 1949, subendo gravissime ustioni. Muore di ictus, tre giorni dopo, alla Motion Picture & Television Country House and Hospital.

(Fonte: imdb e audiocommento al film di Tom Weaver - dvd Universal)

 

Claude Rains, Lon Chaney jr., Evelyn Ankers

L'uomo lupo (1941): Claude Rains, Lon Chaney jr., Evelyn Ankers

 

[1] Nella prima sceneggiatura (purtoppo modificata) il film è ambientato in Galles, localizzazione che scompare non essendo data alcuna indicazione in tal senso nel film. Larry non è il figlio di Talbot ma un esperto di binocoli convocato da John; la metamorfosi del licantropo non viene mai esplicitata, lasciando intendere che possa in realtà essere solo frutto della mente malata del protagonista (pare che il produttore Val Lewton abbia subito l'influenza dello script non girato, riproponendo una sorta di remake femminile nel migliore Il bacio della pantera, diretto l'anno seguente da Jacques Tourneur).

 

Lon Chaney jr., Maria Ouspenskaya

L'uomo lupo (1941): Lon Chaney jr., Maria Ouspenskaya

 

"Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente ed erroneamente percepito che fosse – l’immagine mitizzata di uno spietato assassino selvaggio -. Che, in realtà, non è altro che l’immagine riflessa di noi stessi." (Farley Mowat)

 

Trailer 

 

F.P. 23/02/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 67'03")

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