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Ospiti

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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MarioC

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La recensione su Ospiti

di MarioC
7 stelle

La ricerca di uno stile, la coerenza di uno sguardo che segue e pedina i protagonisti, in un tripudio di naturalità mai forzata. Questo è Ospiti, seconda prova di Matteo Garrone. Più riuscito del successivo Estate romana (in cui appariva invece una certa forzosa allegria, una costruzione dei movimenti e delle parole troppo studiata) il film anticipa le tematiche che successivamente il regista porterà alle vette del cinema con la maiuscola: le difficoltà della integrazione sociale e linguistica, la lotta per la sopravvivenza, l’amicizia, il dramma che può annidarsi nelle piccole cose e non infrequentemente tradursi in farsa.

C’è un primo dato che balza agli occhi: la lezione di questo Garrone è stata ampiamente assimilata dal suo aiuto regista (qui anche attore) Gianni Di Gregorio. Mettendo a confronto Ospiti con Pranzo di Ferragosto è possibile notare, con le dovute differenze anche di epoca storica, lo stesso tentativo di invisibilità del deus ex machina, la leggerezza che domina incontrollata ma sempre sul punto di farsi sulfurea, la telecamera che registra vite prive di interesse, compresse in ambienti chiusi (in questi casi Roma, metonimico Colosseo che cinge di sé e dei propri ritmi gli abitanti e gli ospiti – ospiti di una città ovvero, come in Di Gregorio, di una casa - ), i dialoghi snocciolati senza paradigmi da letteratura sceneggiata (e in questo sta anche la differenza tra il primo Garrone e il piccolo Sorrentino, già più padrone di un linguaggio costruito e piegato a visioni di respiro ampio) e semplicemente buttati lì, a seguire un viso, una passeggiata, un confronto tra “sordi”. La parola semplice e leggera che diventa rapida occhiata morale sulle cose.

Nelle giornate da parabola noiosa dei cugini albanesi e nell’incontro con gli esponenti di una Roma abituata al ponentino ed ai ritmi lenti, ma interiormente affannosi, sta il tentativo di Garrone di approdare alle sponde della purezza. La camera a mano che segue i passi extraurbani e la ricerca di uno spazio abitativo conforme alle non altissime aspettative si fa espressione di poetica mai sublime ma nemmeno troppo raffazzonata. Lo spazio scenico viene di volta in volta occupato da tic e spaesamenti (la balbuzie del fotografo gentile, il triste quotidiano del pensionato sardo con moglie non compos sui) che vanno a bilanciare il non allegro destino, per censo e nascita, degli extracomunitari volenterosi. Il cuore grande di Roma, le braccia tentacolari della metropoli che sanno stritolare ma anche accogliere, il crescere lento ma esponenziale dei valori della convivenza. Garrone soffoca il suo sguardo angoscioso per lasciare in superficie soltanto le scorie velenose della tristezza: non ancora imbalsamatori né malati di reality show, questi essere umani costretti a vivere partecipano allo spettatore la bellezza della tenacia e la languida forza della non arrendevolezza. Piccoli quadri, mai presuntuosi, mai declamatori: a volte il deficit di linguaggio pare non voluto e dunque non commendevole ma l’esito generale è acerbamente di classe. Quella che in Garrone crescerà, e tanto.

 

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Ultimi commenti

  1. pippus
    di pippus

    Non conosco il film ma sempre superlativa la tua scrittura Mario.
    Un saluto.

    1. MarioC
      di MarioC

      Grazie, Paolo.
      Sì, te lo consiglio.
      A presto
      Mario

    2. MarioC
      di MarioC

      Paolo, scusa.
      Volevo rispondere al tuo mp, ma il sistema mi dice che sono nella tua blacklist. :))))
      Boh, ultimamente accadono cose un pochetto inquietanti... :)

  2. steno79
    di steno79

    Grazie per la recensione Mario, non ho visto i primi film di Matteo Garrone mentre sono un ammiratore delle sue opere successive e in particolare Gomorra, per me il suo capolavoro. Se mi capita lo vedrò rileggendo la tua analisi perché ho visto che su Sky cinema è disponibile

    1. MarioC
      di MarioC

      Io avevo più di un dubbio, in quanto avevo visto Estate romana e mi era piaciuto poco.
      Invece il film merita. Poi fammi eventualmente sapere.
      Mario

  3. alexio350
    di alexio350

    Sono d'accordo... "Estate romana" è un film dispersivo e non pienamente centrato... Questo invece mostra chiaramente il talento del regista nel rappresentare le esistenze ai margini della società... Un saluto

    1. MarioC
      di MarioC

      Ciao, grazie per il passaggio.
      Sì, Estate romana è un film che mi ha trasmesso davvero poco.
      Un saluto.
      Mario

  4. ezio
    di ezio

    Visto tempo fa,hai trovato le parole giuste......acerbamente di classe....grazie del commento.

    1. MarioC
      di MarioC

      Grazie a te, Ezio.
      A presto
      Mario

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