Regia di Mike Binder vedi scheda film
Poco più di un’ora di monologo satirico sulle distorsioni che minano le rivendicazioni sociali contemporanee, femminismo e #metoo in primis.
Nel caso di Paper tigers, questo monologo del comico statunitense Bill Burr trasformato in uno speciale di Netflix, non vale il classico modo di dire “ce n’è per tutti”: per quanto graffiante, cattivissimo, urticante Burr sappia essere, l’obiettivo dei suoi strali rimane comunque – dichiaratamente – ben definito ed esplicitato. Candidamente Burr ammette fin da subito, infatti, di non potersela prendere con sé stesso: in quanto maschio bianco, il suo punto di vista rimane per forza di cose quello di un individuo socialmente privilegiato, ma non di meno furioso e capace di argomentare con ironia e precisione assoluta le sue bordate. Ecco perché, ad esempio, lo sconvolgono i ‘maschi femministi’, e allo stesso modo non rinuncia a criticare la donna bianca che parla di ‘privilegio’ (e nemmeno Michelle Obama che fa comizi pur non essendo mai stata investita di alcuna carica politica); spesso le battute sono farcite di ‘fuck’ e ‘shit’ e al di là del linguaggio il tono si fa pesantuccio: la visione è perciò consigliabile solamente a un pubblico sufficientemente intelligente da comprendere le provocazioni dell’interprete, che d’altronde non fa nulla per venire incontro ai suoi spettatori. Paper tigers è stato registrato nel corso di due serate dal vivo alla prestigiosa Royal Albert Hall, a Londra. 6/10.
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