Regia di Fred Ringoold (Alfredo Medori) vedi scheda film
Un bandito messicano rapina una banca, ma viene intercettato da altri due fuorilegge, Vandervelt e Parker. Dietro al colpo c'è il potente Braddock, che cerca in ogni modo di incastrare il duo, invano.
Spaghetti western dalla trama piuttosto ingarbugliata (sceneggiatura di Eduardo Manzanos Brochero, da un soggetto di Enzo Gicca cioè Lorenzo Gicca Palli), colmo di azione e di intrighi e con una discreta vena ironica/comica di base, ben sottolineata dalla colonna sonora di Luis Bacalov (non un passante qualunque, insomma). Al di là di ciò e dei contenuti poco originali dell'opera, che arriva a filone ormai intasato a oltranza, la cosa realmente interessante di La morte sull'alta collina è il giallo attorno al regista. O meglio, il presunto giallo: perchè basta leggere i titoli di testa della pellicola per sapere che si tratta di Fernando Cerchio; eppure in rete sono molti di più i siti - anche attendibili - che citano dietro la macchina da presa Alfredo Medori, oscuro mestierante coperto dallo pseudonimo Fred Ringold (effettivamente mai usato da Cerchio, ma neppure dallo stesso Medori nelle sue rare sceneggiature e ancor più rare regie). Considerando la maniera sbrigativa e poverissima con cui venivano girati questi film puramente alimentari, rimane il dubbio sul fatto che Cerchio possa aver, sì, firmato il prodotto, ma che magari vi abbia messo mano anche il collega meno noto. Nel cast uno stuolo di buoni comprimari: Peter Lee Lawrence, Nello Pazzafini, Tano Cimarosa, Agnes Spaak, Luis Davila, Antonio Gradoli, Silvio Bagolini e compare anche, in una particina, un uomo decisamente simile a Lando Buzzanca: è Empedocle Buzzanca, il padre, che in quegli anni ebbe qualche esperienza sul set. Questo è l'ultimo lungometraggio per Cerchio, che chiude una carriera circa trentennale. 2,5/10.
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