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Sette winchester per un massacro

Regia di E.G. Rowland (Enzo Girolami) vedi scheda film

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La recensione su Sette winchester per un massacro

di scapigliato
6 stelle

Primo film da regista per Enzo Girolami in arte Enzo Castellari. Leggenda vuole che il primo giorno di riprese fu il di lui padre, Marino Girolami, a girare al posto del figlio perché questi s’era fatto prendere dal panico della prima volta. Storico regista del Franco Nero post-Corbucci, Castellari (il cognome è quello della madre), pure nipote di Romolo Guerrieri, esordisce in un western di chiara derivazione americana, tale è il calco con “I Magnifici Sette”, pur apportando quella italianicità che non solo era prerogativa identitaria del nostro western, ma anche un’esigenza di mercato che permetteva appunto al nostro cinema di genere di essere venduto e riconosciuto all’estero. Il film risente di alcune sfilacciature e soprattutto dell’inclinazione cascatrice del regista. Castellari infatti fu anche stuntman nei suoi film. Si divertiva probabilmente a filmare cadute, sparatorie, risse, galoppate acrobatiche e tutto ciò che fa corpo fisico. Questo suo primo film infatti, nonostante prenda le mosse da un vero personaggio storico come il Thomas Blake di Guy Madison, comandante sudista che organizzò una gang di disperati, è un film che lascia poco alla trama e alla Storia reale per dedicarsi all’azione. Un’azione ancora acerba comunque, ma che già definisce il gioco plastico che Castellari ama e che poi si rivedrà nei suoi film futuri. I tanti suoi western declineranno verso la commedia abbastanza presto, ma ci restano titoli come “Quella Sporca Storia nel West”, presa da Shakespeare e di cui il regista si sarà ricordato del cimitero indiano di “Sette Winchester...”, “Ammazzali Tutti e Torna Solo”, il capolavoro “Keoma” e il suo ideale seguito “Jonathan Degli Orsi”.
Il film si concentra soprattutto sull’azione, anche a volte posticcia e va detto, più che sulla definizione dei personaggi. E questo fa molto “horse-opera”. Preferisce la stilizzazione, forse neanche voluta ma tale è, dei caratteri e delle situazioni. E questo è molto spaghetti. Su tutti è apprezzabile proprio Guy Madison, che doppiato da una voce storica del nostro cinema, è l’unica presenza davvero catalizzante del film. Al posto di Edd Byrnes doveva esserci Robert Redford che non si sarebbe fatto pregare di correre in Italia a girare un western dopo il successo di Clint Eastwood con i film di Leone. Eppure vi preferirono questo attore di poche maestranze che infatti non dà nulla al film, se non che sembra un giovanissimo Craig Hill. Redford nel film sarebbe stato un valore aggiunto molto importante. Ma il film resta apprezzabile proprio per l’azione. Castellari fu anche montatore e questo ci fa pensare che ben conoscesse le regole di un buon montaggio, soprattutto in un western dove l’azione è tutto, o così si credeva... Infatti, io personalomente, credo che più un western è pura azione, meno rende onore alle tante vie interpretative che il western può creare. C’è bisogno di un gioco stiloso alla Leone, di personaggi che dicono tutto solo con il loro carattere-tipo come gli antieroi peckinpahniani. Ciò non toglie che un film western fatto solo di segni, dalla trama un po’ abbozzata, e dallo stile un po’ puerile, possa ugualmente essere una visione piacevole, dietro i cui segni si nascondono idee e sottotesti non poco importanti. Non è magari il caso di “Sette Winchester per un Massacro”, anzi non lo credo proprio, ma il film è una testimonianza importante del mestiere di Castellari, forse uno dei pochissimi artigiani di valore del nostro cinema.
Entusiasma, anche se non come avrebbe potuto entusiasmare con un’attenzione maggiore per i personaggi, la compagine di caratteri, tra il bizzarro e il fumettistico, che popola il “mucchio selvaggio” del colonnello Blake. Il messicanaccio Chamanco è Ennio Girolami, e Rick Boyd interpreta Fred Calhoun che è bellissimo da vedere a cavallo con quel suo viso scheletrico, lui ammantellato che porta fiero la bandiera sudista: sembra uscito da un racconto di fantasmi di Hawthorne. Ben caratterizzati anche il Mesa Alvarez che sgozza i malcapitati con i suoi speroni, e l’indio Ryo che ha la faccia e il physique-du-role giusti.

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